Non ci passa lontanamente per la testa istruire un processo contro Delio Rossi dopo appena una partita in sella. Ma il Palermo ha pareggiato a Livorno e rischiano di diventare i “due punti persi” più importanti della stagione se il Lecce dovesse imporsi a Brescia e mettere i rosanero a un divario quasi incolmabile (-5) con tre gare da giocare da qui alla fine. Dipende soprattutto dagli altri. Il Palermo, dopo il mezzo fallimento dello scorso anno, rischia nuovamente di dover disputare la lunga trafila dei playoff. Dove di solito finisce per imporsi la squadra più forte, ma anche quella con meno rimorsi alle spalle. E non si può certo dire che i rosanero, quest’anno, non abbiano gettato via delle occasioni ghiotte. Come lunedì scorso in casa contro il Padova ultimo in classifica, un pareggio per 1-1 che ha cancellato con un colpo di spugna il lavoro di Roberto Stellone.

Che il tecnico precedente fosse esente da colpe, no, sarebbe sbagliato pensarlo. Che Rino Foschi, ereditando dal caro amico Zamparini la fama di mangia allenatori, lo abbia cacciato nel momento sbagliato, sì, è una possibilità. Smantellare la guida tecnica della squadra ad appena quattro turni dalla fine del campionato, da un punto di vista strategico, non è esattamente un toccasana. Cambiare abitudini in così poco tempo per i giocatori – che non sono certo gli stessi allenati da Rossi nel biennio 2009-11 – rischia di avere delle controindicazioni. L’esonero di Stellone, che resta comunque nel libro paga, e l’ingaggio di Rossi, che ha ammesso di accettare la destinazione solo perché ha un debito di riconoscenza con la città (e non un progetto tecnico allettante, per esempio), rischia di essere l’ennesimo pasticcio in salsa zampariniana. Anche se le decisioni, attualmente, le prendono altri.

La mossa-Delio, che ha giocato molto sul piano dei sentimenti e che al primo allenamento, al “Barbera”, è riuscita a riunire 2500 tifosi in festa (più che alle partite, talvolta) merita un’analisi più approfondita al termine della stagione regolare, ossia fra tre partite. Al debutto, il Palermo sembra aver fatto proprio il carattere del tecnico romagnolo, ma è arrivato un altro mezzo flop. Che non è diventato intero per il gol a tempo quasi scaduto di Trajkovski, capace di rimediare all’uno-due in nove minuti del Livorno, per gli errori del portiere Brignoli e della difesa. Col materiale a disposizione anche Rossi dovrà arrangiarsi. La squadra commette errori, anche tanti, e non è l’avvento di un tecnico, seppur navigato, a poter risolvere carenze croniche nel giro di due o tre settimane.

Per cui si ritorna alla domanda iniziale: ma era davvero così necessario un cambio tecnico a pochissimi chilometri dallo striscione del traguardo? A meno che Foschi, con questa ennesima mossa spericolata, non abbia voluto marcare il territorio e, in caso di promozione diretta in A, dimostrare ai nuovi acquirenti che lui ci sa fare e le sue intuizioni sono bestiali. Per la cronaca, l’attuale presidente (e “salvatore”, con la Daniela De Angeli, di questo bel patrimonio tecnico) avrebbe già rifiutato una proposta triennale da Arkus Network per rimanere direttore sportivo. Non è detto che non ci ripensi: soprattutto in caso di Serie A.