Nella città che vive di totem di cartapesta e di simboli di carni maciullate, un’altra delle beote trovate demagogiche (inaugurate dalle giunte passate) è quella di offrire il Carro di Santa Rosalia al wow dei passanti in qualche posto del centro, solitamente anfratti, pur se storici, il primo fu la scurusissima Porta dei Greci e l’ultima un tratto ammucciatissimo pur se pedonale di via Emerico Amari, emblematicamente dietro il culo dei cavalli di Rutelli in cima al Politeama. Quasi sempre, l’incolpevole Carro, preda di vandali, di gente che se ne scippava pezzi da portare a casa come souvenir, una volta – tanto per trastullarsi – lo bruciarono pure, alla Kalsa. Archiviata la performance Rosalia-Pino-Biagio del 14 luglio, il Carro era stato parcheggiato stavolta al Foro Italico dove è stato depredato dalle lampadine (a casa servono sempre, no?) e da pezzi stessi del manufatto, dalle rose alle nuvole. Adesso è stato spostato a Piazza Marina dove (pare) sarà sorvegliato. Le gazzette accompagnano la notizia con foto del Carro e ci risparmiano per fortuna quelle di sindaco e assessori probabilmente perché in archivio sono sempre sorridenti e qui servirebbero espressioni indignate, cribbio. Di indignata – sempre secondo le gazzette – ci sarebbe la reazione dei palermitani. E qui fa troppo caldo anche per riderci su.

Un’acchianata al Santuario per farci perdonare

Miserere nobis. Sì, ci faremo, anche con quest’afa, l’acchianata di Monte Pellegrino fino al Santuario della Santuzza per espiare tutti i peccati commessi, dalla infelicissima Palermo, in parole, pensieri e opere. Chiederemo perdono a Santa Rosalia per la leggerezza con la quale il Comune ha pubblicato il bando di gara per l’organizzazione del Festino: un bando farlocco, costruito in modo da favorire un furbetto del quartierino, amico e compare dell’Assessore alle Parrocchiette. Altro che legalità. Chiederemo perdono anche per tutte le piritollate viste in diretta durante i festeggiamenti mentre i palermitani gridavano “Viva Palermo e Santa Rosalia”; e anche per il puntuale abbandono del carro al suo oscuro destino. Altro che devozione. Fatta la festa, gabbata la Santa. (gmdb)