Fino al 21 dicembre, giorno in cui scade il bando pubblicato dalla Rap per trasportare i rifiuti fuori dalla Sicilia, Palermo rischia di essere travolta dall’emergenza. I cassonetti sono pieni e la monnezza è abbancata in prossimità dei cigli stradali (la foto è di Igor Petyx per Repubblica). La società della nettezza urbana lavora a rilento per due motivi: nella discarica di Bellolampo, dove la spazzatura non si può più abbancare da un anno, il sistema di trattamento meccanico-biologico è “ingolfato” da alcuni rifiuti non domestici rinvenuti nei cassonetti (sono stati ritrovati copertoni, materassi, parti di motorini e un’urna cineraria); mentre ad Alcamo, dove fino a un paio di settimane fa venivano smaltite 450 tonnellate, ha chiuso. Colpa di un’autorizzazione non in regola. La città non sa più dove mettere i rifiuti. In senso letterale.

In strada ci sono 3 mila tonnellate e l’unico modo per rimuoverle, secondo la Rap, è impiegare mezzi straordinari, da affittare da altre ditte, a cominciare dalle pale meccaniche. “A Natale in discarica la situazione sarà ancora critica, ma la città sarà pulita – dice l’assessore comunale Sergio Marino a Repubblica – Ci vorranno almeno venti giorni per recuperare con i mezzi della Rap, meno se ci affidiamo anche ad altre ditte. Tutto per scongiurare un’emergenza sanitaria”.

L’intera Isola rischia di andare in tilt, soprattutto sul versante occidentale. Anche se la Regione ha autorizzato alcuni dei comuni tagliati fuori dalla chiusura di Alcamo, a trasportare l’immondizia a Trapani. La Sicilia, secondo alcune analisi condotte dall’assessorato regionale all’Energia, può sopravvivere ancora per tre anni. Cioè il tempo utile ad ampliare le discariche esistenti (compresa Palermo, che entro gennaio dovrebbe poter allargare la sesta vasca) e costruirne di nuovi, a Messina e Sciacca, dove si potranno trattare 580 tonnellate al giorno. Non granché. La disponibilità residua dei Tmb – da cui la monnezza, una volta “predigerita”, viene spedita altrove – è di 5.122 tonnellate al giorno, di cui oltre la metà a Lentini, nella discarica della Sicula Trasporti (la società finita sotto inchiesta). Mentre, in riferimento alle discariche vere e proprie, dove la monnezza conclude il suo percorso, restano a disposizione 3,6 milioni di metri cubi, di cui la maggior parte in mano ai privati. Bellolampo è un’eccezione, ma comunque non funziona.