“Il sistema di monitoraggio del governo sta funzionando” e “gli italiani stanno dando grande prova di responsabilità”. A sentire il premier Giuseppe Conte, siamo a un passo dallo striscione del traguardo, ma è vietato “abbassare la guardia”. Ogni sospiro di sollievo, però, è soffocato da un rigurgito di sofferenza. Nessuno, fra sei mesi o un anno, potrà raccontare che, alla fine, è andato tutto bene. Stupido refrain che non si adatta a una sciagura di simile portata. Siamo qui da marzo a contare i morti. I decessi quotidiani. Che non si arrestano, anzi negli ultimi giorni hanno fatto registrare nuovi picchi impressionanti. Siamo il sesto Paese più colpito al mondo. Nell’ultima settimana, invece, soltanto l’America di Trump ha fatto peggio (ma ha molti più abitanti: 330 milioni). Qualcosa non va: è talmente logico che ai più sfugge.

L’euforia del Natale, del cenone, delle piste da neve imbiancate (ma chiuse) lasciano dietro di sé troppi interrogativi: ma è possibile che nessuno, in questi mesi, abbia sbagliato nulla? Che si sia fatto il massimo per evitare questa ecatombe? Dall’inizio della pandemia, in Italia, si sono registrati 52.850 morti. Solo ieri 822. Nei due giorni precedenti, rispettivamente, 853 e 722. Siamo da un mese sopra i cento e da due settimane sopra i cinquecento. Una volta scesi sotto – si accettano scommesse – torneremo a rallegrarci. Come se niente fosse. Come se chi abbiamo perso fosse sacrificabile. Che lo dicano, almeno.

Conte e gli scienziati, come sottolinea un articolo di Francesco Cundari su Linkiesta, continuano a parlare di misure “adeguate e proporzionate”, senza mai accennare al prezzo che l’Italia ha dovuto pagare da un lato al virus, dall’altro (forse) alla sua impreparazione. Legittimo trovare scusanti per la prima ondata. Ma altrettanto scontato chiedersi perché a maggio, giugno o luglio, consapevoli di un ritorno dell’epidemia, non si è riusciti a contenerla. Perché quando funziona è merito delle regole del governo, quando non funziona è colpa delle abitudini degli italiani. Però gli italiani muoiono, il governo no. E’ lì che si trastulla, che pensa al cenone e alle piste da sci. Questo divario è impossibile da colmare. E in questo tentativo strenuo di salvaguardare la propria libertà, nessuno ci pensa più.