I tempi per le autorizzazioni ambientali, finite nell’occhio del ciclone, hanno avuto due riflessi: la “rimozione” (attraverso dimissioni) di Aurelio Angelini dal vertice della commissione Via-Vas, con la pubblicazione di un nuovo Avviso per rimpiazzare i suoi componenti; e uno scontro durissimo tra lo stesso Angelini, voluto dall’ex presidente Musumeci, e Renato Schifani. Che, per inciso, ha iniziato a picconare la commissione già in campagna elettorale, evidenziando la necessità di uno snellimento degli iter burocratici e autorizzativi per non danneggiare gli imprenditori (e i loro progetti).

Ma la questione è tracimata dai canoni della correttezza e della collaborazione istituzionale, come dimostrano gli attacchi sferrati da Angelini contro i suoi detrattori. L’ormai ex presidente della commissione tecnico-scientifica, in queste ore, ha parlato di “una bugiarda campagna diffamatoria”, condotta dal presidente di Confindustria Carlo Bonomi e dal suo referente siciliano, Alessandro Albanese. Ma anche Renato Schifani è ritenuto colpevole di “delegittimazione della funzione tecnico-giuridica-ambientale della Cts, colpendo in modo diffamatorio l’alta professionalità dimostrata dai suoi commissari”. Peggio ancora, con l’obiettivo “di mascariare”.

Termine sentito e risentito, forse abusato. Con un chiaro riferimento ad altri ambienti. Prova di uno stato d’animo turbato e turbolento, che però non può fermarsi alle insinuazioni. Ma dovrebbe procedere oltre, fino a raccontare i fatti (se esistono). Altrimenti rischiano soltanto di restare parole che inquinano. Il paradosso peggiore per chi – da un lato Angelini dall’altro la politica – avrebbe dovuto occuparsi di regole e di legalità, nel miglior interesse dei cittadini e delle imprese. Ma soprattutto dell’ambiente.

Nella foto Aurelio Angelini, presidente uscente della commissione Via-Vas