La prima volta non si scorda mai. Partito Democratico e Movimento 5 Stelle, a Termini Imerese, hanno buttato le basi del “campo largo”. La città delle grandi crisi industriali, per un giorno, è diventata il palcoscenico delle nozze politiche più improbabili (fino a pochi mesi fa). La presentazione della candidatura di Maria Terranova, consigliere comunale dei Cinque Stelle, è l’occasione giusta per il grande abbraccio. Quello tra Anthony Barbagallo, segretario regionale del Pd, e Giancarlo Cancelleri, viceministro alle Infrastrutture, ma soprattutto anima del Movimento siciliano. “Qui – ha detto Cancelleri – stiamo costruendo qualcosa di più grande, qualcosa per tutta la Sicilia. Mi viene la rabbia a pensare che le risorse del Recovery fund saranno fatte a fettine da questo governo regionale, che si condanna e ci condanna sempre all’immobilismo”.

Musumeci diventa il bersaglio preferito di questo appuntamento elettorale. Il mirino, lentamente, si sposta dal Comune (dove si è votato tre volte negli ultimi sei anni) alla Regione: “Noi – accusa Barbagallo – siamo preoccupati dall’inconsistenza di questa giunta, che si traduce in mille esempi. Ad esempio sul Bonus Sicilia: arriva con mesi e mesi di ritardo un bando discutibile, in cui mancano diversi codici Ateco e che dunque taglia fuori migliaia di imprese. La Regione sta cercando di mettersi in competizione con il governo Conte. Invece bisognerebbe costruire un percorso organico. Cominciamo da qui”. In Sicilia l’armonia fra i due partiti è massima: “Se in qualche altra Regione l’avessimo fatto ci saremmo presi qualche soddisfazione”.

Nei giorni scorsi, al Giardino dei Giusti di Palermo, Barbagallo si era presentato in compagnia di Luigi Sunseri, fautore dell’accordo elettorale qui a Termini, e Claudio Fava. Oggi il Ministro Provenzano andrà in giro con i “colleghi” di governo grillini. Domani toccherà a Luigi Di Maio, rinfrancato dal risultato del referendum, ricambiare la cortesia. Sembra il preludio di una stagione nuova. Che ha un unico obiettivo: la presa di palazzo d’Orleans, fra due anni e rotti.