Si rivede Musumeci per la solita invettiva. Fra il governatore siciliano e il governo gialloverde non corre buon sangue. E dopo l’ennesima bocciatura giunta da Roma, che dopo aver mandato indietro il piano rifiuti, si è pronunciata a sfavore della spalmatura in trent’anni del maxi disavanzo, il presidente della Regione è andato su tutte le furie: “Noi – ha detto Musumeci – non possiamo sostenere una rateizzazione di quell’importo entro questa legislatura. Noi ci accontenteremmo anche di un lasso di tempo inferiore ai trent’anni, pur di evitare il collasso. E anche per rimpinguare quei capitoli che toccano le corde sensibili di alcuni settori della nostra società: i Forestali, gli enti della cultura, alcune attività prioritarie nella vita della Regione”. Bisognerà risparmiare cento euro l’anno per i prossimi quattro anni, questo è il problema. E anche sulle ex province, per cui a giugno si terranno le elezioni di secondo grado (coinvolti i sindaci, non i cittadini) è passato all’attacco: “Al governo di Roma non abbiamo chiesto elemosine, né ci presentiamo col piattino in mano. Abbiamo detto però che le responsabilità di governi precedenti non possono essere pagate da un ente come la Regione che è stato devastato e che lentamente risale la china, affinché tra 15-20 anni possa tornare a essere una Regione normale. Servono vent’anni per competere con le Regioni del Nord, per una bonifica che è già iniziata con questo governo. Ma serviranno alcune generazioni”.