Il processo Cucchi-bis, che ha portato alla sbarra cinque carabinieri e, negli ultimi giorni, una frattura epocale in seno all’Arma, porta un nome e un cognome: quello di Giuseppe Pignatone, procuratore della Repubblica di Roma che, in un’epoca non troppo lontana, era vice di Pietro Grasso a Palermo. Pignatone, si diceva. In seguito al suo insediamento, nel 2015, la procura apre un’inchiesta sulle richieste pressanti di Ilaria Cucchi, la sorella del malcapitato Stefano che nel 2009, una settimana dopo il suo arresto per droga, perse la vita in modo “sospetto” all’ospedale Pertini.

Il resto è storia di questi giorni: dopo una lunghissima fase di omertà, uno dei carabinieri ha vuotato il sacco, accusando i colleghi di un pestaggio cruento che riapre – stavolta sì – le ostilità. I tre ufficiali dell’Arma sono attualmente accusati di omicidio preterintenzionale, mentre su altri due pendono le accuse di falso e calunnia. Rispetto alle ultime vicende, paiono bruscolini le condanne comminate nel primo processo ad alcuni medici del “Pertini”, poi cancellate dalla Cassazione. Insomma, se la giustizia s’è desta, e se i bulletti per una volta non dovessero farla franca, ricordatevi il nome e il cognome di un uomo che ha fatto gavetta in Sicilia.