Ormai siamo a un passo dal patetico. Intervenuto giovedì in Commissione di Vigilanza, Franco Di Mare, direttore di RaiTre, ha chiesto all’ad Fabrizio Salini di contingentare le interviste e le ospitate dei giornalisti Rai su altre emittenti o testate. Salini ha obbedito, chiedendo a tutti “una più rigida applicazione delle regole a tutela dell’immagine della Rai, della sua programmazione e della sua identità di servizio pubblico”. Il disegno è chiaro: “La signora Bianca Berlinguer – si è sfogato Di Mare in Commissione – è stata più volte invitata da me a non rilasciare dichiarazioni, in base anche al codice interno, e non ha ascoltato”.

Ci sarebbe anche una circolare, firmata da Gubitosi, direttore generale dell’epoca, che impedirebbe ai direttori di rete di condurre trasmissioni, ma Di Mare se ne infischia (la sua si chiama “Frontiere”). Ad adeguarsi alle regole, però, devono essere soltanto gli altri. Le imprese titaniche dell’ex conduttore di Uno Mattina, già ridicolizzate da Striscia la Notizia e dal Fatto Quotidiano (un giornale amico dei grillini, che non sembrano aver nulla da ridire sulla condotta del giornalista), hanno toccato l’apice in questo scontro a distanza con Bianca Berlinguer, legato alla presenza di Mauro Corona durante la sua trasmissione.

Dopo l’intemerata della “gallina”, che costò a Corona due turni di squalifica da “Cartabianca”, Berlinguer si disse pronta a perdonarlo, ma Di Mare no. Per questo Bianca, che da trent’anni in Rai è un’autorità, ha cominciato a sbandierare a destra e a manca l’intromissione di Di Mare: “E’ intervenuto d’autorità sui contenuti del mio programma, mortificando la mia autonomia”, ha spiegato al Corriere. L’inizio di una guerra senza fine, che nel frattempo ha limitato il programma (sceso dal 5 al 4% di share) e infiammato l’intifada.

Di Mare, che in passato s’è reso celebre per le sue palpatine in diretta, per una finta intervista a un pentito di mafia, per aver sponsorizzato senza permesso – coinvolgendo Attilio Romita del Tg1 – una linea di pannolini, ha aggiunto al suo curriculum il trattamento riservato a Nicola Morra (“epurato” dopo la gaffe su Iole Santelli) e il naufragio di un’altra trasmissione, Titolo V, voluta da lui per rilanciare l’approfondimento sulla terza rete. Ha fatto en plein. Eppure resta attaccato alla poltrona. Sempre più protetto.

Anche se il Fatto Quotidiano oggi è tornato alla carica, con un taglio in prima pagina: “Polipo Di Mare più ne combina e più fa carriera – esordisce Tommaso Rodano nel fondo – L’odissea di Di Mare in Rai assume uno spessore quasi omerico, si aggiungono continuamente nuovi episodi. In poche settimane il direttore della terza rete ha inanellato una serie non banale di pessime figure”. “Dopo la stagione dell’innamoramento renziano – scrive ancora Rodano – Di Mare è passato con straordinaria naturalezza sotto l’ombrello dei Cinque Stelle: ha eccellenti rapporti con Luigi Di Maio e Vincenzo Spadafora (…) Altro che ingenuo, è un giornalista di relazione, e quindi un uomo di potere. Gaffe dopo gaffe, paradossalmente, diventa più forte”.

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