Nello Musumeci ha deciso di metterci le toppe con un controemendamento. Mentre giovedì scorso il governatore era a Roma per parlare di infrastrutture, all’Ars, alcuni dei suoi, l’hanno combinata: approvando un emendamento – tra l’altro inserito nel disegno di legge sui Marina resort – che faceva slittare i termini per le elezioni di secondo grado nelle ex province, reduci da sei anni di commissariamento. E nonostante il fronte del ‘no’ organizzato da Diventerà Bellissima e Forza Italia. Ma il testo che, fra gli altri, portava la firma di esponenti dell’Udc (Lo Curto e Figuccia) e dei Fratelli d’Italia, è stato approvato dall’aula col voto segreto e l’astensione del Movimento 5 Stelle. Probabilmente col contributo del Pd. Solo dopo la sfuriata di Musumeci, reduce dall’ennesimo tradimento (numerico e sostanziale) di parte della sua maggioranza, qualcuno, come Lo Curto, ha fatto marcia indietro. L’ha presa meno bene il sindaco di Messina Cateno De Luca, che ha rimproverato a Musumeci un cortocircuito istituzionale. Ma il presidente della Regione stavolta non s’è fermato alle parole. Infatti, per la seduta d’aula di martedì, ha proposto un controemendamento per annullare il precedente e mandare al voto, sia i sindaci che i consiglieri comunali, il 30 giugno come previsto inizialmente: “Il governo proporrà un emendamento già nella seduta di martedì prossimo, ben prima che la norma approvata ieri possa essere promulgata. Non posso in alcun modo condividere il posticipo di un anno delle elezioni di secondo livello e la permanenza di commissari, senza così dare possibilità alle comunità locali di essere coinvolte nella gestione degli enti intermedi”.