Putin è impazzito. Putin è paranoico. Putin è un dittatore. Putin è imperialista. Putin è fascista. Si sente dire di tutto su Putin, in Italia, tranne la cosa più ovvia e vera. Putin è un comunista sovietico. È un tabù dirlo. Per i comunisti italiani, per Rifondazione, non è neanche un ‘compagno che sbaglia’, è diventato, ovviamente un revanscista nazionalista. Perché il comunista italiano è pacifista – né con Putin né con la Nato -, ambientalista, animalista, sindacalista, opinionista.

Manifesta contro la Nato e la associa a Putin, anzi, la ritiene la causa della guerra. Invoca l’intervento dell’Onu, facendo finta di non sapere che la Russia ha il diritto di veto. Parla dei grandi valori della Russia, dimenticando che Puskin, Gogol e Dostoevskij, nulla hanno a che vedere con il comunismo sovietico. Questa attenzione sul solo Putin nasconde il fatto che il Putin di oggi non è diverso dallo Stalin di ieri che volle lo sterminio di milioni di contadini ucraini nel nome della collettivizzazione comunista. Che ancora ieri quel fantoccio di democrazia che è il parlamento (con la p minuscola) russo ha approvato una legge che elimina la libertà di stampa. Che i dissidenti morivano con Stalin e muoiono oggi.

È un disperato e folle tentativo di distinguere Putin dal comunismo. Ma non è così e sarebbe ora che il mondo liberale, che ognuno di noi che crede nel primato dell’uomo sullo stato, lo dicesse con la stessa chiarezza con cui la Comunità europea lo ha detto nella sua risoluzione del settembre 2019: “I regimi nazisti e comunisti hanno commesso omicidi di massa, genocidi e deportazioni, causando, nel corso del XX secolo, perdite di vite umane e di libertà di una portata inaudita nella storia dell’umanità”. Lo dicono gli intellettuali liberi, come la Nobel per la letteratura, la bielorussa Svetlana Aleksievich: “Abbiamo sopravvalutato la morte del comunismo….Quest’uomo rosso, l’homo sovieticus, adesso capiamo che è vivo”. Ricordiamoci del poeta del disgelo, Evgenij Evtushenko, che negli ‘Eredi di Stalin’ scrisse: “Ma come togliere Stalin dagli eredi di Stalin?”.

L’Occidente è vecchio, corrotto, con quell’arrogante idea di ‘esportare’ la democrazia che tanti danni ha fatto. E’ vero. Ma è anche ricco di confronto, di capacità di accoglienza, di solidarietà, di possibilità di parlare, di scrivere, di dissentire. Noi possiamo e dobbiamo continuare a essere capaci di ascoltare, coltivare e difendere, anche a costo della vita, come scrisse Evelyn B. Hall, la possibilità di manifestare il dissenso. Noi possiamo scegliere a che parte stare, cosa dire e cosa fare. Facciamolo, felici del fatto che, per fortuna, non tutti dobbiamo stare dalla stessa parte, perché così che funziona la democrazia.