Ci sono voluti l’ex governatore della Banca Centrale Europea, prof. Mario Draghi, e un generale dell’esercito italiano, Francesco Paolo Figliuolo, per far capire alla politica che i primi a vaccinarsi devono/dovrebbero essere i soggetti fragili. Nella piano ufficializzato oggi, non c’è più alcuna distinzione fra gli avvocati e i magistrati, fra i deputati regionali e le cassiere dei supermercati, fra giornalisti e netturbini, fra burocrati e dj. Tra chi svolge un servizio essenziale e chi no. Nessuna. La prima “categoria professionale” da rendere immune sarà quella dei soggetti “ad elevata fragilità”. Cioè le persone estremamente vulnerabili. Quelli che soffrono di malattie respiratorie, cardiocircolatorie, neurologiche, diabete, fibrosi cistica, malattie autoimmuni, patologie renali, malattie epatiche, grave obesità, e via discorrendo. Cioè coloro che al momento sono rimasti fuori da tutto.

Mentre in Sicilia hanno cominciato a vaccinarsi gli addetti della nettezza urbana, gli avvocati del Foro e i docenti universitari – da domenica dovrebbero fermarsi tutti – gli altri sono rimasti indietro. Da qualche giorno la Regione ha inserito nel computo gli 11 mila disabili gravissimi, che percepiscono l’assegno di cura; e solo poi, grazie a un preciso protocollo, i disabili gravi, con cargiver al seguito. Ma un soggetto cardiopatico o diabetico che in questo range di tempo ha provato a “bucare” il sistema di prenotazione, al telefono, col postamat o dalla piattaforma online, è stato respinto con perdite. La voce meccanica del computer, o dei centralinisti, l’ha rimbalzato. Incurante delle sue condizioni o del suo stato di necessità. Solo gli over-80, dall’apertura delle prenotazioni (l’8 febbraio) hanno ricevuto assistenza. E dall’altro ieri anche i settantenni, con un’avvertenza però: devono godere di discreta salute. I soggetti sofferenti, che non potranno farsi somministrare il siero di AstraZeneca, sono destinati infatti a rimanere in coda. In attesa della fiala giusta: cioè Pfizer o Moderna, con cui è stato vaccinato anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

Anche il nuovo piano vaccinale potrebbe risentire di questo parossismo, ma almeno un segnale è arrivato. Priorità a chi ne ha davvero bisogno, e non a quelle categorie che, dopo aver innescato un’insopportabile guerra fra bande, sanno di poter ottenere tutto ciò che vogliono. La Sicilia, per restare in tema, è l’unica regione assieme alla Toscana ad aver avviato l’immunizzazione del comparto giustizia (circostanza che ha suscitato le sdegno dei malati oncologici); ma è anche quella che ha dato priorità ai docenti universitari piuttosto che ai professori dei licei; che ha già assicurato le prime dosi ai dipendenti del trasporto pubblico e privato, e agli operai della Rap (che si occupano di smaltimento rifiuti a Palermo). Verrà il turno dei dipendenti di Inps, Inail e Agenzia delle Entrate, ma anche dei residenti delle isole minori – tutti, a tappeto – che vanno rese Covid free e appetibili entro l’estate. Legittimo, per carità. Ma non può sempre vincere chi urla di più, o chi è appoggiato dalle migliori consorterie o sigle sindacali. O, per dirla col direttore di Buttanissima, Giuseppe Sottile, “chi è riuscito a toccare il cuore dell’assessore, delle Asp, di chiunque possa dire tu sì e tu no”.

Il tema dei soggetti fragili non è soltanto siciliano. Ma è figlio di chi la questione l’ha affrontata (male) per primo: l’ex commissario per l’emergenza, Domenico Arcuri. E di chi ha contrattato per conto dell’Unione Europea sul numero e la provenienza dei vaccini, puntando sull’effetto AstraZeneca nonostante i trial ne avessero rivelato dei limiti (l’immagine dell’azienda anglo-svedese è persino peggiorata, nella giornata di ieri, dopo il ritiro di un intero lotto). Ma rimediare a un errore con un altro errore è francamente insopportabile. Se c’erano davvero delle fiale da accantonare – oltre che per i richiami – queste sarebbero dovute andare alle persone in difficoltà. Che, invece, sono rimaste nelle retrovie a rigirarsi i pollici: “Comprendo quanto possa apparire assurdo che molti siano ammessi al vaccino prima di loro, ma non decidiamo noi quante dosi Pfizer e Moderna vengano inviate – si è subito giustificato l’assessore alla Salute, Ruggero Razza -. Confido molto nella possibilità che vengano autorizzati e distribuiti anche altri vaccini con le medesime caratteristiche, perché bisogna fare presto per proteggere tutti coloro che hanno maggiori esposizioni a patologie gravi. Spero, sinceramente, si vogliano considerare tutte le persone più a rischio: trapiantati, dializzati, disabili, malati oncologici, diabetici, solo per fare alcuni esempi”.

Il primo antidoto alle difficoltà di AstraZeneca e alle esigenze dei più deboli, arriverà nei primi giorni di aprile, quando partirà in tutta Europa la distribuzione del vaccino americano di Johnson&Johnson. Il vaccino monodose, che dovrebbe garantire – al netto di ritardi – 55 milioni di dosi nel secondo trimestre (di cui 7,3 in Italia), è stato sperimentato su 45 mila persone dai 18 agli oltre 60 anni di età. Il 41% di questi presentavano una o più patologie croniche come diabete, malattie cardiovascolari e obesità. Alla luce di questi dati, Janssen potrà quindi essere somministrato senza alcuna limitazione rispetto alle categorie testate. A inocularlo potranno essere anche i medici di famiglia: sia all’interno del proprio laboratorio, che a domicilio, nel presidio Usca più vicino o nelle unità mobili predisposte dalle Asp. E’ stato firmato pochi giorni fa un accordo che prevede un rimborso da 10 a 31,50 euro. L’obiettivo di Draghi e Figliuolo, ma mettiamoci anche Speranza, è di arrivare a vaccinare “tutti gli italiani che lo vorranno” entro l’estate. Mentre Musumeci, qualche settimana fa, aveva promesso di completare l’immunizzazione di 3,5 milioni di siciliani entro settembre. Difficile ce la faremo con questi ritmi.

Garantita la copertura ai soggetti “estremamente fragili”, tra cui i disabili gravi, il piano vaccinale del governo terrà conto delle fasce d’età e procederà in ordine decrescente: prima le persone di età compresa fra 70 e 79 anni; poi quelle fra 60 e 69; seguite dagli under-60, “senza quella connotazione di gravità riportata per le persone estremamente vulnerabili”; e infine il resto della popolazione. Le uniche categorie considerate prioritarie, a prescindere da età e condizioni patologiche, sono “personale docente e non docente, scolastico e universitario, Forze armate, di Polizia e del soccorso pubblico, servizi penitenziari e altre comunità residenziali”.

Secondo il nuovo piano, sarà possibile, «qualora le dosi di vaccino disponibili lo permettano», somministrare il farmaco anti Covid anche all’interno dei posti di lavoro. Le Asl saranno aiutate dunque da hub aziendali che procederanno alle somministrazioni a prescindere dall’età. La vaccinazione verrà eseguita in sede con il coinvolgimento dei medici aziendali: soluzione a cui il governo starebbe pensando per accelerare ulteriormente il ritmo delle somministrazioni. Il circo dei vaccini, a quel punto, potrebbe assumere la direzione auspicata. Peccato che dal Vax Day siano già trascorsi due mesi e mezzo e che altri Paesi, come gli Usa o la Gran Bretagna o il piccolo Israele, volino rispetto al nostro. La sensazione, quaggiù, è che la battaglia sia appena cominciata.

Musumeci: il piano vaccinale di Draghi ci convince

“Il quadro unitario disegnato dal nuovo piano vaccini voluto dal presidente Draghi ci convince molto. E certamente darà un impulso anche l’autorizzazione imminente al quarto vaccino, quello monodose. La Sicilia si adegua congiuntamente e, pertanto, completate le prenotazioni già attive sui servizi essenziali, si procederà seguendo il criterio anagrafico e di fragilità. Restano ancora alcune questioni irrisolte, come l’utilizzo dei soli vaccini Pfizer e Moderna (allo stato) per le persone con fragilità, vaccini che sono diretti anche ai più anziani. Ma in Sicilia procediamo spediti e voglio mandare un messaggio di fiducia verso la scienza e di impulso alla campagna vaccinale”. Lo ha dichiarato il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, a margine dell’incontro Stato-Regioni, alla presenza dei ministri Gelmini e Speranza.