Far rivivere un testo teatrale di 2500 anni fa, adattarlo ai tempi e riuscire a far ridere. E’ questo il senso della scommessa di Ficarra e Picone, il duo comico palermitano che torna in scena al “Biondo” con Le Rane di Aristofane. Un vecchio pezzo d’argenteria teatrale che viene tirato a lucido, come fosse appena forgiato. Una coppia autorevole in quanto a umorismo, capace di affermarsi al cinema come in tv. Capace di prendere al volo (e vincere) questa sfida particolare – produzione Inda – cominciata lo scorso anno al teatro Greco di Siracusa, dove raccolse un successo con pochi eguali.

La missione di Ficarra e Picone, impegnati nel frattempo a scrivere il nuovo film che dovrebbe arrivare al cinema a Natale 2019, passa da Palermo. Sarà la Sala grande del “Biondo” a ospitarla dal 25 ottobre al 4 novembre. Le risate e l’ironia fungono da catalizzatore per illuminare, attraverso l’opera di un commediografo greco interpretata per la prima volta nel 405 a.C., gli aspetti più contraddittori della società moderna. Le Rane con Ficarra e Picone ha trovato spazio anche in prima serata, su Rai 1, lo scorso primo settembre.

L’autorevole regia di Giorgio Barberio Corsetti abbatte definitivamente il discutibile confine che separa lo spettacolo “alto” dallo spettacolo “basso”, un po’ come aveva fatto Pasolini con Totò per Uccellacci e uccellini. Le Rane, sfrondato dagli anacronismi, dimostra che per il genere comico può esistere una manifattura a lunga conservazione, che consenta di ridere anche oggi, e consapevolmente, di un testo classico.

Dioniso, il dio del teatro, si reca nell’oltretomba per riportare alla vita Euripide. Ma questi è assorto in un furioso litigio con Eschilo per stabilire chi dei due sia il più grande poeta tragico. Dioniso si fa giudice e, scegliendo di anteporre il senso della giustizia e il bene dei cittadini alle proprie preferenze personali, finisce per dare la palma della vittoria ad Eschilo, che dovrà salvare Atene dalla situazione disastrosa in cui si trova. Eschilo accetta di tornare tra i vivi lasciando a Sofocle il trono alla destra di Plutone, a patto che non lo ceda mai a Euripide.