Si è arrampicato sugli specchi per quasi due ore. Ha tentato di difendere l’indifendibile e di nascondere una realtà che avrebbe dovuto scoprire da almeno due anni. Ma non c’è stato niente da fare: Claudio Fava, presidente della Commissione regionale antimafia, ha tirato dritto e lo ha inchiodato alle proprie responsabilità politiche. Per Gaetano Armao – il sovrastante di Musumeci che avrebbe dovuto controllare le scempiaggini dell’Ast, azienda siciliana trasporti – è stata una giornata infelice. Ma sul suo viso i membri della commissione non hanno riscontrato il minimo rossore. La vergogna ha invece assalito Giovanni Amico, direttore generale dell’Ast, anche lui indagato, come tutta l’allegra combriccola: non ha retto l’urto e, appena si è conclusa l’audizione, ha rassegnato le dimissioni. Il governo dell’onestà-tà-tà lo aveva dimenticato lì, nel verminaio.