“Il rimpasto all’indomani del Bilancio? Non lo ritengo possibile. Siamo in emergenza e tocca a questo governo, così come è stato congegnato, completare il lavoro”. Alessandro Aricò, capogruppo di Diventerà Bellissima e braccio operativo di Nello Musumeci all’Ars, allontana l’ipotesi di un rimescolamento in giunta. Ma non lo esclude: “Il 3 maggio c’è un’importante scadenza che riguarda l’allentamento delle misure restrittive, mi sembra inopportuno parlare di rimpasto. Inoltre – come ha annunciato il presidente della Regione – bisogna valutare l’idea di una legge “parallela” a quella di Stabilità, che diventerà la vera legge del parlamento siciliano, in cui si possano inserire le priorità dell’Isola. Il Coronavirus si è abbattuto sul nostro Pil come una guerra, credo che da qui a fine legislatura gli obiettivi vadano riprogrammati”.

Dal confronto di qualche giorno fa coi partiti della maggioranza, il rimpasto immediato sembrava aver preso quota.

“A questo punto non credo che una o due settimane in più cambino qualcosa. Il governo deve prima gettare le basi per la fase-2, non può lasciare il lavoro a metà. Credo ci si debba concentrare innanzi tutto sulla ripresa. Poi toccherà al presidente Musumeci, insieme agli alleati, valutare i nuovi equilibri che si sono venuti a creare”.

Prima di pensare a una nuova legge dovreste portare a casa la Finanziaria. Bisogna votare entro il 30. Si aspetta collaborazione da parte delle opposizioni?

“Mi aspetto un atteggiamento responsabile. A parti invertite non avrei dubbi se votarla o meno. Con le risorse a disposizione è il massimo che si poteva fare. Inoltre il presidente della Regione ha sempre tenuto un comportamento di apertura e massima condivisione, tanto da aver convocato l’incontro coi capigruppo dell’opposizione il giorno prima che con quelli della coalizione di governo. Credo che l’unico rischio derivi dai singoli, da parte di chi si muove fuori da meccanismi d’aula e di responsabilità. E’ troppo facile presentare emendamenti, scriverci su un comunicato e farseli bocciare. In questo momento non possiamo più scherzare”.

Al netto del suo richiamo alla responsabilità, perché si dovrebbe convergere su questa Finanziaria?

“Perché è una manovra d’emergenza. Ritengo che si sia fatto il possibile, anzi l’impossibile, per dare un buon impianto alla legge. Abbiamo puntato sulla rimodulazione di assi di finanziamento strutturali (i fondi europei) per sostenere famiglie e imprese. Abbiamo firmato una convenzione con tre banche per l’erogazione di prestiti, in parte a fondo perduto e senza garanzie, da 5 a 15 mila euro. Saranno un toccasana anche per i piccoli ambulanti. E poi ci sono altre iniziative: mi piace ricordare quella per rimpinguare il fondo unico per gli spettacoli ai teatri, o per garantire i soldi alle associazioni sportive che non hanno completato l’attività. Abbiamo stanziato un fondo da 42 milioni per la disabilità, stipulato una convenzione con l’Oasi di Troina, che al netto del recente focolaio, garantisce un servizio sociosanitario d’eccellenza. Abbiamo incrementato di 1,5 milioni la spesa per i cantieri di servizio, dato garanzie al personale dipendente e sospeso, fino a fine anno, le tasse a concessione governativa. E’ una finanziaria che merita un voto bipartisan”.

In realtà, anche in questo mese e mezzo, non sono mancate le polemiche con Pd e Cinque Stelle.

“Qualcuno ha pensato di poter fare a gara, prendendosi i meriti, ad esempio, per il carico di mascherine giunto dalla Cina: si disse che era grazie ai buoni uffici di Di Maio. Ma questo non è il tempo della polemica e credo che, da Roma a Palermo, si debba giocare tutti nella stessa squadra”.

Attingere ai fondi europei non rischia di rallentare l’erogazione delle somme e impastare la burocrazia?

“L’importante è utilizzare tutti i meccanismi burocratici affinché queste risorse possano essere giustificate e rendicontate, e fare in modo che non ci siano interruzioni sui passaggi di spesa. Non ci saranno problemi per erogare il finanziamento ai soggetti beneficiari, ma anche per la Regione non dovrebbero esserci problemi ad attivare la linea di finanziamento. Non si perderanno risorse”.

C’è un precedente scottante: i 100 milioni per l’assistenza alimentare, di cui appena una trentina erogati. Anche in quel caso di parla di fondi comunitari e nazionali che andavano rimodulati, e che i Comuni avrebbero dovuto rendicontare. Meno della metà i sindaci ha sottoscritto il patto di adesione. Perché?

“Partiamo dal fatto che i 100 milioni stanziati dalla Regione sono un finanziamento enorme rispetto ai 400 per tutta Italia previsti dallo Stato. E’ vero che non potendo fare affidamento su risorse cash, la Regione ha dovuto seguire altre direttrici di finanziamento. Se io facessi il sindaco, però, farei a gara per richiedere tutte le risorse disponibili. Non so perché non sia avvenuto. Temo – e spero di sbagliarmi – che ci sia un’organizzazione politica “parallela” che voglia sottolineare a tutti i costi l’inefficienza della Regione, svilendo il grande sforzo che è stato fatto. Ma questa è una cosa che va contro i cittadini e non contro il governo Musumeci. Inoltre, il principio della rendicontazione rende tutto più lineare”.

In che senso?

“Mi giunge voce che, soprattutto nei piccoli centri, l’assenza di rendicontazione e di controllo abbia comportato una mancanza di trasparenza nell’erogazione dei buoni spesa che provengono dallo Stato. Pare che a distribuire i viveri provvedano solo assessori e consiglieri comunali di maggiorana. Se fosse vero, si rischia di alimentare sacche di potenziale clientela politica. Questo elemento sarà oggetto di interrogazione parlamentare”.

In attesa della fase-2, come valuta la gestione dell’emergenza da parte del governo regionale?

“Fino a oggi le scelte politiche stanno dando i loro frutti. Siamo la Regione con meno contagiati e col minor tasso di mortalità rispetto al resto d’Italia. Pensi se non avessimo avuto i casi di Troina e Villafrati… In Sicilia ci sono centinaia di comuni Covid free, senza un solo contagio. I meccanismi restrittivi hanno funzionato, l’assessore Razza ha lavorato senza sosta e per questo reputo immotivati e pretestuosi alcuni degli attacchi subiti qualche giorno fa in aula. C’è un altro dato che mi fa riflettere: cioè l’11% di occupazione dei posti letto in terapia intensiva. Abbiamo avuto un mese di vantaggio sulle regioni del Nord, ma ci siamo mossi bene. Pensi ai centri Covid: abbiamo aperto il Covid Hospital a Partinico, rivoluzionato il “Cervello”, aggiunto 24 posti letto al “Civico”. Anche se fossero aumentati i casi, il sistema sanitario avrebbe retto”.

Musumeci è stato contestato per la linea del rigore.

“Il presidente è stato tempestivo. Ha istituito il tavolo per l’emergenza a fine gennaio , ha chiesto ai turisti di evitare i viaggi in Sicilia e l’hanno massacrato. La definizione più simpatica che ha ricevuto è di essere “inadeguato”. Sembra che alcuni siciliani e una parte della classe dirigente abbia la memoria corta. Ma oggi non è più tempo per le polemiche, dobbiamo pensare alla fase-2”.

Qual è la sua priorità?

“Ripartire dal turismo interno. Perché andare sulla Costiera Amalfitana, se abbiamo Taormina, la provincia di Trapani, Mondello e Cefalù, o la Scala dei Turchi? I nostri parchi archeologici sono meravigliosi. Quello delle Madonie, anche se molti non lo sanno, rientra fra i patrimoni dell’Unesco. Bisogna farlo gradualmente, ma occorre comunque ripartire o si rischia di morire di fame. Dobbiamo utilizzare questa fase per un rilancio della Sicilia all’interno di un sistema internazionale”.