Anche se non è più segretario regionale del Partito Democratico, a Davide Faraone non mancano gli impegni: il senatore palermitano è alle prese con l’organizzazione di “Futura”, la prima scuola politica per Under 30, a cui potrebbe partecipare anche l’ex premier Matteo Renzi, che si terrà a Terrasini dal 4 al 6 ottobre. L’ex segretario, inoltre, ha osservato da spettatore privilegiato la formazione del Conte-bis e ha tutti gli strumenti utili per definire “anomala” quest’alleanza fra il suo Pd – anche se Faraone si è autosospeso dopo il commissariamento del partito in Sicilia – e il Movimento 5 Stelle. Quello che Faraone, invece, non ha mai pensato di fare è il sottosegretario: “Me lo hanno chiesto in tanti, sostenendo che sarebbe stato il giusto risarcimento dopo quello che mi avevano combinato in Sicilia. Ma la mia risposta è stata: ‘neanche per idea’”.

Però non le sarebbe andata male…

“Già in passato ho fatto un’esperienza di quel tipo, ma all’interno di un percorso politico che condividevo a pieno. Erano i mille giorni del governo Renzi e siamo rimasti pure con Gentiloni. Ma pensare di andare al governo solo per ottenere un risarcimento, proprio non era il caso. Così ho risposto ‘no, grazie’”.

Ha intenzione di riprendersi la tessera? Alcuni sponenti siciliani, come Peppino Lupo, le hanno teso la mano.

“Non mi sembra sia cambiato nulla rispetto a qualche mese fa. Si è solo fatto un gran parlare. Anzi, da quando non sono più segretario regionale, il partito siciliano è sparito, anche dal governo nazionale. E mi dispiace. C’è Peppe Provenzano, che io apprezzo, ma si tratta di una persona che si è formata altrove e ha costruito il suo percorso politico allo Svimez e nei palazzi romani. Non certo in Sicilia”.

Ha qualche rammarico per come è andata?

“Non voglio tornare sui motivi che mi hanno portato a interrompere quel percorso, ho già detto tutto. E’ stata una bellissima esperienza, al di là del modo becero in cui si è conclusa. Continuerò a fare politica con la stessa determinazione e la stessa voglia. Da segretario regionale del Pd stavo immaginando di realizzare la scuola dei ragazzi democratici: credo abbiano necessità di costruire percorsi formativi, perché oggi la formazione è scomparsa dalla politica. Ma non mi danno dato il tempo e la possibilità di farlo perché mi hanno cacciato. Eppure, la sto facendo ugualmente: si chiama “Futura”, verranno grandissimi esponenti della politica e della società civile per insegnare qualcosa ai giovani e per apprendere a loro volta qualcosa. E’ un esperimento riformista e trasversale, si stanno iscrivendo in tantissimi, una grande soddisfazione.”

Raccontano di un Renzi adirato per il fatto che il Pd, o chi ha condotto le trattative per il Pd, abbia tenuto fuori i toscani e i suoi fedelissimi.

“Renzi non si è occupato minimamente di sottosegretari, zero. Non abbiamo avuto alcun interesse a fare nomi e ragionamenti di quel tipo”.

State pompando alla grande la Leopolda del prossimo ottobre. Resta l’ipotesi di scissione?

“L’abbiamo sempre pompata. Ogni anno è stata uno straordinario evento politico nazionale, tanto è vero che in coincidenza della Leopolda hanno sempre pensato di organizzare qualcosa di alternativo. Lo faceva Bersani con le assemblee del partito, stavolta c’è Salvini che va a protestare in piazza contro il governo. Segno che la Leopolda è un appuntamento temuto, ma anche molto amato da chi partecipa”.

Non può non ammettere che quest’anno sarà anche una resa dei conti per le sorti del Partito Democratico.

“La nostra priorità mantenere saldo e forte l’ancoraggio riformista. E difendere le conquiste fatte in questi anni, soprattutto nei mille giorni del governo Renzi. Rispetto ad alcune tematiche come il Jobs Act, o la necessità di una riforma costituzionale, non arretriamo. Su di esse abbiamo costruito il cambiamento delle forze progressiste in questo Paese. Se potremo proseguire in questa direzione all’interno del Pd, bene. Se invece non ce lo lasceranno fare, valuteremo la possibilità di costruire qualcos’altro ma senza farne un dramma”.

Quindi lo scisma è all’ordine del giorno.

“E’ all’ordine del giorno nel senso che la Leopolda sarà lo spartiacque. La domanda è: si possono ottenere quei risultati e mantenere lo spirito del Pd a guida Renzi, all’interno del Partito Democratico, anche se non c’è Renzi segretario? Il Pd rischia di avere una deriva conservatrice stile Corbyn, che reputiamo una cosa lontana da noi. Se il futuro è questo, è chiaro che dovremo porci il problema di costruire qualcosa di diverso. Non sarebbe comunque un’operazione a distruggere. Ma un tentativo di creare una coalizione più ampia contro Salvini”.

Si può dire che la vittoria del Pd sia stata estromettere Salvini dal governo e la sconfitta averlo dovuto fare coi Cinque Stelle?

“Con quello che c’è in campo in Parlamento, o ti mangi questa minestra o nulla. Se non avessimo fatto un patto coi grillini, le emergenze di cui si sta occupando il governo sarebbero tutte esplose: dall’aumento dell’Iva al rapporto con l’Europa. Al di là dei nomi o delle caselle da riempire, a noi interessava che ci fosse un governo in grado di marcare una discontinuità su alcuni temi. Il fatto che sia stato dato un porto sicuro, a Lampedusa, a una Ong con 82 migranti a bordo, fra cui donne e bambini, è già un elemento di discontinuità. C’è un punto in comune ed un punto di discontinuità tra Salvini e noi. In comune, i naufraghi sbarcano e vengono in parte ricollocati tra paesi europei. In discontinuità, noi li facciamo sbarcare subito e senza inutili sofferenze, Salvini li lasciava a mollo a patire per giorni”.

Ma c’è qualcos’altro che vi unisce?

“Un’altra priorità è il Sud, perché il vero dramma non è l’immigrazione ma l’emigrazione dei ragazzi dal Mezzogiorno. C’è una serie di questioni aperte di cui Salvini, ad esempio, non si era mai occupato. Per cui, ci sta bene che sia nato un nuovo governo e che la legislatura prosegua”.

Ma solo il 44% degli italiani ha fiducia nel Conte Bis. Perché?

“Credo a causa della sua anomalia. E’ un’alleanza che nessuno si sarebbe mai aspettato. Parliamo di forze politiche che se le sono date di santa ragione per anni e che, d’emblée, hanno trovato la forza per fare un governo. Ora bisogna dimostrare che questa forza è stata trovata nell’interesse dell’Italia. Se invece dovesse prevalere l’idea che si è messo insieme qualcosa solo per evitare il voto e impedire a Salvini di governare il Paese – che per me è già un risultato – è chiaro che il consenso rimarrà basso. Sarà decisiva la qualità dell’azione che riusciremo a mettere in campo”.

Crede che il nuovo modello Pd-5 Stelle possa essere replicato anche in Sicilia, a partire dalle Amministrative?

“Ci andrei piano. Noi abbiamo ragionato solo su un governo istituzionale che impedisse il disastro. Ma dietro questo ragionamento sono già emerse alleanze e nuovi ulivi, gente che vuole andare ‘tutti insieme appassionatamente’ anche nelle città…  Mi pare una fuga in avanti”.

Anche per il governo Musumeci sarà necessario trovare una sponda a Roma. Gliela offrirete? Nei 14 mesi del governo gialloverde non c’è stata grande collaborazione.

“Io credo che questa legislatura all’Ars vada interrotta, non vedo alternative. Non ci sono i numeri per governare e Musumeci fa soltanto ordinaria amministrazione. Non si riesce ad approvare un solo provvedimento, se non la Legge di Bilancio, che è l’unica cosa che gli consente di non andare a casa. Sono talmente pessimista su questo governo regionale, che mi vado sempre più convincendo che le elezioni anticipate, magari con una riforma elettorale che consenta di avere una maggioranza chiara a chi vince, sia l’unica strada percorribile. Pensavo che fosse difficile fare peggio della scorsa legislatura, invece mi sbagliavo”.