Un anno dopo Pontida è la solita esplosione di verde. Che impazzisce per la il suo Capitano, che riempie di insulti giornalisti e persino il presidente della Repubblica. Un luogo dove la moderazione non è affatto di casa. Vince l’istinto, vincono gli istinti. Salvini parla per 40 minuti e fissa già il traguardo: “E’ l’Italia che vincerà”. C’è poca, pochissima Sicilia rispetto allo scorso anno. Fra gli speaker del Carroccio soltanto Anastasio Carrà, il sindaco di Motta Sant’Anastasia che alle ultime Amministrative, però, non ha usato il simbolo. Salvini ne ha per tutti: dai poltronisti a Di Maio, passando per Giuseppe Conte, il premier che per i leghisti ha sempre più le sembianze di Giuda: “Vengo qui da 26 anni e una giornata così non l’ho mai vista, colonne enormi di auto, di pullman – ha detto Salvini -. Qualcuno immaginava una giornata triste, invece sarà una Pontida mai vista. Vogliamo un governo del popolo contro un governo del palazzo”. Il leader del Carroccio, ed ex Ministro dell’Interno, da qualche settimana a questa parte è un disco rotto: “Il problema è che l’Italia torna ad essere un campo profughi. Lo vedremo nelle prossime settimane. Le ong hanno festeggiato. Se smonteranno il decreto sicurezza sarà un’altra occasione di referendum, perché sia il popolo ad opporsi alle scelte del palazzo. Sull’immigrazione la vede grigia nei prossimi mesi, la vedo male”. E ancora: “Qua non ci sono poltronari ma uomini e donne con valori”. “Su Di Maio non cambio idea, è un amico anche se cambia fronte. Ma non condivido le sue scelte: mi spiace vedere che l’evoluzione dei 5 stelle si trasformi nel cappello in mano in Umbria per una poltrona”.