“Le prossime 48 ore saranno decisive per capire se le decisioni prese dal governo regionale, e condivise dallo Stato, abbiano avuto l’effetto di limitare la diffusione del contagio” nonché ulteriori danni “all’apparato produttivo, limitando nel tempo la chiusura degli esercizi commerciali”. Lo ha detto Ruggero Razza, durante il dibattito all’Ars sull’emergenza sanitaria. La Sicilia, nella nuova classificazione del rischio che venerdì sarà approntata dall’Istituto superiore di sanità e dalla cabina di regia, potrebbe tornare in “zona arancione”. Già nel weekend, magari. L’assessore alla Salute ha smentito che le decisioni di Musumeci potessero “essere espressione di ragionamenti di ordine politico” o “determinare danni eccessivi al sistema produttivo della Regione. Quando il presidente della Regione ha richiesto la volontà di anticipare di una settimana le misure della zona rossa lo ha fatto sulla base di una valutazione prognostica, da cui emergeva che l’indice Rt avrebbe superato 1,25”. Ora il dato si è attenuato e, secondo alcuni dati grezzi provenienti da Roma, sarebbe di poco superiore all’1. Per questo Razza si augura un lento ritorno alla normalità: “Speriamo di poter avviare una fase di riapertura delle attività economiche, che comunque dovrà avvenire in maniera ordinata e responsabile”.

Razza ha sfoderato alcuni dati complessivi (aggiornati a ieri). In Sicilia si sono registrati 131.607 casi di positività al virus, di cui 47 mila tuttora in corso. I guariti sono circa il doppio, mentre i decessi si attestano sulle 3.296 unità. Il tasso di ospedalizzazione è crollato rispetto al 30-40% dei primi mesi della pandemia: “Oggi siamo al 4% – ha spiegato Razza – Ci sono 1.435 ricoverati, di cui 228 in terapia intensiva”. L’assessore ha confermato che il piano regionale non cambia rispetto a novembre, quando erano stati previsti 416 posti posti-letto nei reparti di Terapia intensiva. E che tuttora la tenuta degli ospedali è costante: “Siamo al di sotto della soglia critica sia nelle rianimazioni che nei reparti ordinari”. Razza ha posto l’accento anche sull’intensa attività di screening promossa dal suo assessorato e si è soffermato, come normale, sulla questione Vaccinopoli. Spiegando che però che “a livello nazionale sono circa 400 mila le persone vaccinate che non rientrano nella categoria degli operatori sanitari. Segno che non è una questione solo siciliana”. E comunque, “conosciamo la portata del fenomeno”.

Di fronte ai furbetti, sono due le strade da percorrere: “La via amministrativa, come è già successo a Ragusa e Palermo; e quella giurisdizionale”, che spetta agli organi preposti. “La circolare del nostro assessorato – ha aggiunto Razza – ha emanato indicazioni chiare. Laddove vengono scongelate più dosi, si deve fare riferimento alle categorie indicate nella circolare, cioè over 80 e chi svolge attività di servizio pubblico, e non amici e parenti. Poco importa che su 105 mila persone vaccinate, questi casi possano aver riguardato un numero modesto di persone. Il tema è il rispetto delle procedure da parte di tutti. Nelle prossime giornate dovremo organizzare una campagna vaccinale che metta in sicurezza la parte della popolazione più esposta, cioè gli over 70”. Nel primo trimestre, in Sicilia, il target vaccinale comprende 400 mila persone, di cui 140 mila fra operatori sanitari e ospiti di Rsa e case di riposo (e circa 300 mila over-80). La campagna di immunizzazione, comunque, dipende da due fattori, cioè “la quantità dei vaccini che saranno distribuiti e la tempestività con cui i vaccini arriveranno in tutte le regioni. In questo senso, c’è una preoccupazione diffusa da parte della commissione europea, ma solo Pfizer sembra pronta a recuperare il pregresso”.

Dipasquale (Pd): “Io testimone di alcune vergogne”

“Nella campagna di vaccinazione in Sicilia ho visto vere e proprie vergogne: in alcune strutture dell’isola ci sono stati responsabili delle vaccinazioni che hanno fatto vaccinare mogli, figli, fidanzate e fidanzati dei figli. Ho denunciato questa vergogna in aula già lo scorso 12 gennaio ma il governo regionale, che ha la responsabilità di verificare le procedure di vaccinazione in Sicilia, non ha fatto nulla per impedire che continuassero ad esserci ‘furbetti’ che saltano la fila”. Lo ha detto Nello Dipasquale, parlamentare regionale del PD, intervenendo in aula all’Ars nel corso del dibattito sull’emergenza Covid in Sicilia alla presenza dell’assessore regionale alla Salute Ruggero Razza.

Critico anche il capogruppo dem, Giuseppe Lupo: “Una relazione desolante che non dà una sola risposta concreta ai tanti problemi nella gestione Covid in Sicilia. Nonostante le 6.000 persone assunte per l’emergenza sanitaria non è cambiato nulla rispetto alle clamorose inefficienze del sistema del tracciamento, a conferma del fatto che l’assessorato ha ormai rinunciato ad aggredire i problemi di fondo necessari ad interrompere la catena del contagio. Dichiarazioni vaghe e generiche di Razza anche sulla somministrazione dei vaccini, in particolare per gli oltre 320 mila cittadini siciliani over 80. Nessun intervento concreto, infine, per la sicurezza scolastica ma solo slogan e annunci. Lo ribadiamo ancora una volta – conclude Lupo – senza un sensibile potenzialmente del sistema dei trasporti pubblici locali non sarà possibile pensare al ‘sistema scuola’ in sicurezza”.

I Cinque Stelle: in Sicilia la Caporetto della lotta al Covid

“Contagi sempre al galoppo, zona rossa generalizzata non comprensibile anche per le aree con pochi casi, negativizzati e positivi abbandonati a se stessi e troppi furbetti del vaccino, per i quali va usato il pugno di ferro, ma contro i quali, probabilmente, Razza e Musumeci avrebbero potuto fare di più se si fossero mossi per tempo, contrastando il fenomeno sin dalle prime battute”. La lotta al Covid per il Movimento 5 stelle all’Ars è una Caporetto, o quasi. “Siamo – dicono i deputati 5 stelle – l’unica zona rossa d’Italia, tra l’altro inspiegabilmente generalizzata in tutta l’isola, col risultato di mettere in ginocchio imprese e commercianti anche nelle aree dove i contagi sono bassi. Il Dpcm consentiva a Razza e Musumeci di esentare alcune zone dalle restrizioni, ma non lo hanno fatto, facendo pagare a tutti i siciliani indiscriminatamente quelli che lo stesso Musumeci definisce comportamenti irresponsabili di una minoranza”. Duri i deputati anche nei confronti dei furbetti del vaccino “contro i quali pretendiamo il pugno di ferro, perché hanno sottratto dosi a chi è in prima linea nella lotta al virus e rischia di rimetterci la vita. La Regione ora non si giri dall’altro lato”. A Razza e Musumeci il M5S chiede anche di non dimenticare i tanti pazienti negativizzati ma non guariti e una maggiore assistenza ai tanti siciliani condannati ad una sorta di arresti domiciliari per osservare le norme sulla quarantena ma oggi praticamente abbandonati a se stessi.