A volte conta il gesto. Quello di Nello Musumeci, che vorrebbe nominare il renziano Michele Cimino nel consiglio di giustizia amministrativa (il Cga siciliano è l’equivalente del Consiglio di Stato), vuol dire tantissimo. Significa, ad esempio, che la rottura totale con Italia Viva, dopo la baraonda in aula con Sammartino e le accuse di squadrismo da parte dei Renzi-Boys, è acqua passata. Significa, inoltre, ammiccare a Gianfranco Micciché, con cui Cimino ha attraversato la prima fase della propria carriera politica, prima della separazione (in occasione del rientro nel PdL) e del passaggio, in seguito, con Renzi. Significa, infine, dare credito a un politico buono per tutte le stagioni, che attualmente ricopre persino l’incarico di presidente dell’Amat, la municipalizzata dei trasporti di Palermo. Una creatura di cui dispone la maggioranza variegata di Leoluca Orlando. Musumeci non si preclude nulla. Getta l’amo, e poi chissà.

Cimino, come Francesco Scoma che non fa mistero di ambire alla carica di sindaco di Palermo (perché no, col supporto del centrodestra), è l’anello di congiunzione di un progetto politico in fieri, teso all’emarginazione degli estremi. Lo insegna e lo suggerisce la storia politica dell’ex deputato, cresciuto a pane e Forza Italia. Ha attraversato legislature di un certo peso, rivestendo la carica di assessore con Totò Cuffaro, quella di vicepresidente con Raffaele Lombardo. E poi, sulla scialuppa di Gianfranco Micciché, è salpato verso Grande Sud, il progetto meridionalista del luogotenente berlusconiano, prima dell’infatuazione renziana che lo ha condotto distante (ma non troppo) dalla politica attiva. Alle ultime regionali ha provato la corsa con Sicilia Futura, che ha eletto un paio di deputati (Tamajo, altro vicinissimo a Micciché, e D’Agostino) ma non lui. Al fianco del rettore Fabrizio Micari, candidato presidente del Partito Democratico. Il lungo girovagare per tutto l’arco parlamentare ha convinto Orlando ad affidargli le chiavi dei bus di Palermo, con la nomina a presidente dell’Amat, in quota Italia Viva.

E se tutto andrà come sembra, la corsa di Cimino farà una puntata pure in un super Tar – massima espressione della politicizzazione della giustizia – dove, appunto, potrebbe sostituire assieme a Gino Ioppolo (sindaco di Caltagirone e coordinatore regionale di Diventerà Bellissima), gli uscenti Titti Bufardeci e l’ex vicesindaca di Gela, Elisa Nuara. Politici che si sono improvvisati giureconsulti. Come Cimino, che al Cga ritroverebbe anche Nino Caleca, guarda caso uno dei nomi tirati in ballo come futuro candidato a sindaco di Palermo, nelle grazie di Lega e Autonomisti. E pronto, eventualmente, a sfidare Scoma, che di Cimino è da poco diventato compagno di partito. Certi amori fanno un giro immenso e poi ritornano.