In tutte le Regioni al voto anche per le amministrative, l’affluenza alle 23 è più alta rispetto alla media nazionale: è il caso delle Marche, dove alle 23 ha votato il 47,56% degli aventi diritto; della Valle d’Aosta, al 56,37%; della Liguria, al 44,07%; del Veneto, al 51,04%; della Toscana, al 48,29%; della Puglia, al 43,71%, della Campania, al 42,80%. In Abruzzo l’affluenza è stata del 36,47%; in Basilicata del 36,96%; in Calabria del 32,96%; in Emilia-Romagna del 41,58%; in Friuli-Venezia Giulia del 36,34%; nel Lazio del 33,06; in Lombardia del 39,01; in Molise del 33,35; in Piemonte del 38,81; in Sardegna del 23,41%; in Sicilia del 24,91; in Trentino-Alto Adige del 54,42%; in Umbria del 33,09%. Si vota anche oggi dalle 8 alle 15.

Il Viminale ha preso tutte le precauzioni del caso. Le regole stabilite dalle circolari del Ministero della Salute e dell’Interno prevedono l’uso obbligatorio della mascherina. Bisogna portarsela al seggio, come si fa con la tessera elettorale e il documento d’identità. Ma poi bisogna abbassarla per farsi riconoscere. Mantenendo, comunque, il distanziamento sociale di un metro.

Gli elettori troveranno all’ingresso e in ogni seggio, il gel per igienizzare le mani. Operazione che si ripeterà prima di ricevere la scheda e la matita (ma è caldamente consigliata anche dopo). Sarà segnalato il percorso da fare e la distanza da tenere. Come accade agli studenti nelle scuole, la misura all’ingresso non sarà rilevata. La responsabilità è affidata a ciascuno. Da qui la raccomandazione di non andare al seggio con febbre oltre 37,5° o con sintomi da Covid. I guanti non sono necessari per l’elettore, che metterà lui stesso la scheda nell’urna. Tranne che nelle suppletive per il Senato di Sardegna e Veneto, dove spetterà al presidente usando i guanti.

Secondo una stima dell’Anci un presidente di seggio su due ha rinunciato all’incarico, con percentuali quasi doppie rispetto al solito. Il fuggi fuggi degli scrutatori sta avvenendo dappertutto: in Puglia oltre 200 volontari della Protezione civile sono pronti a sostituire i “disertori”. A Bari si parla di un 67%, di rinunce per i presidenti di seggio, tra cui tutti quelli nominati per i seggi Covid, cioè quelli allestiti negli ospedali o per i malati in isolamento.

C’è poi una questione politica. Gli analisti cercano di capire l’effetto dell’astensione. A dare forfait saranno soprattutto gli anziani, ma il quesito referendario sembra appassionare poco anche i giovani. “Oltre a una generale bassa motivazione al voto – avverte Pietro Vento, direttore dell’Istitituto Demopolis – in particolare per il referendum, l’elemento Covid determina il timore di andare alle urne, che viene rafforzato nell’immaginario anche da tutta l’attenzione posta sulle scuole e i rischi contagi. Perciò il fattore Covid può incidere in modo determinante sulla partecipazione alle urne degli italiani e in particolare modo della popolazione più adulta”. Chi ne trarrà vantaggio?