Miliardi di euro come fossero bruscolini. Un miliardo e 800 milioni di euro. Tanto costa alla Sicilia la compartecipazione al risanamento della Finanza pubblica nei 5 anni di applicazione della norma nazionale che impone questo finanziamento. Anche nel 2018 la Sicilia paga la sua parte ‘scippata’ dalle tasche dei siciliani senza possibilità di interlocuzione. Il decreto è stato firmato dal ragioniere generale dello Stato e dal direttore generale delle Finanze (qui i dettagli) e dunque, nonostante gli annunci di trattative in corso, Roma si prende i soldi qualunque sia l’idea della Sicilia e senza curarsi delle proteste (leggi qui del tentativo di accordo e delle proteste della Sicilia).

E’ solo l’ultimo buco nei conti siciliani anche se per Palermo “era già tutto previsto” e dunque non ci saranno problemi. L’elenco delle pezze da mettere ai conti non finisce mai. E’ di 883 milioni il buco di gestione ordinaria da “tappare” in base ai documenti giunti in commissione Bilancio, ma di questi la Giunta ha messo una pezza, con una apposita norma, solo a 500 milioni. Gli altri li spalmeremo nel tempo. Insomma pagheremo questo debito per tre anni.

Poi c’è lo scontro sui debiti fuori bilancio: 82 milioni circa, 42 dei quali vanno coperti adesso (per gli altri “prendi tempo e camperai” si dice in Sicilia da tempo immemore). E di questi 42 milioni, 21 sono derivanti da cause che la Regione ha perso e che deve pagare e 16 milioni e mezzo da acquisti di beni e servizi non previsti in bilancio o di importi superiori a quanto previsto. A queste somme vanno aggiunte more e interessi legali.

Ora la Commissione non vuole autorizzare la spesa. Paghino i dirigenti che hanno sbagliato. Ma ci si dimentica che: 1) dietro ogni causa ci sono persone, imprese, aziende che hanno vinto ricorsi e aspettano questi soldi da anni e continuano ad aspettare (e magari nel frattempo falliscono perché la politica gioca); 2) ogni giorno che passa ‘corrono’ interessi. Sulla causa c’è poco da scherzare, sono somme consolidate e più tardi paghi più ti costa. Ma l’importante è il principio.

Ma l’elenco è ancora lungo. In discussione in questi giorni c’è la manovra per ripianare il bilancio 2017 come preteso dalla Corte dei Conti: 400 milioni subito e altri 136 da spalmare sempre nel triennio.

E in tutto questo lo Stato continua a trattenersi le maggiori entrate tributarie che la Sicilia riesce a realizzare. Insomma, pagare e sorridere e senza speranza di incassare di più. Viva la Finanza in costante perdita e/o tagli. La Sicilia ha le sue colpe, aiutini non ne arrivano più (casomai sgambetti) e oggi paghiamo stagioni di governanti scellerati…