La Corte dei Conti ha definito il giudizio sul rendiconto 2020 della Regione Siciliana, non parificando lo strumento finanziario. Poche settimane fa era stata la Corte Costituzionale a dichiarare “illegittimo” il decreto legislativo n.158 del 2019, con cui Palazzo Chigi acconsentiva alla spalmatura del disavanzo storico della Regione in dieci anni (anziché in tre).

Presenti all’adunanza l’assessore regionale all’Economia Marco Falcone, il ragioniere generale Ignazio Tozzo, il capo di gabinetto della presidenza della Regione Salvatore Sammartano. «Abbiamo preso atto – afferma Falcone – della decisione della Corte dei Conti inerente a una fase finanziaria risalente ormai a un quinquennio fa e che non avrà conseguenze sulla tenuta finanziaria della Regione. Se è vero che il disavanzo al 2018 andava ripianato non in dieci ma in tre anni, è vero anche che la Regione, da allora ad oggi, ha posto in essere tutti i necessari correttivi e guarda ai propri conti con maggiore serenità. Ci adegueremo alle indicazioni dei magistrati nella revisione del rendiconto 2020, potendo disporre degli opportuni accantonamenti che mantengono in sicurezza i nostri bilanci. Ciò è avvenuto anche grazie al rapporto di leale collaborazione che abbiamo instaurato con la Corte dei Conti e che ci ha condotto assieme a risultati importanti: infatti, il rendiconto 2022 certifica il calo del disavanzo della Regione a soli 4 miliardi di euro. Dal 2021 ad oggi siamo cioè rientrati di quasi tre miliardi e, secondo le nostre previsioni, nel rendiconto 2023, in fase di predisposizione, rientreremo di altri 800 milioni di euro».

“Il governo Schifani continua a far finta di nulla, nonostante i continui disastri. Di certo sa incassare, viste le botte da orbi che sta prendendo dentro e fuori dall’aula”. Lo afferma il capogrupppo del M5S all’Ars Antonio De Luca. “Falcone – dice Antonio De Luca – è rapidamente andato in soccorso del vecchio esecutivo, di cui lo stesso assessore faceva parte, che ha varato la spalmatura in 10 anni del disavanzo, bocciato prima dalla Consulta e ora finito nel mirino della Corte dei Conti. Anche questa pronuncia non ci sorprende per niente, avevamo detto in tutte le salse e in tutte le sedi che questa manovra oltre che incostituzionale era iniqua perché sarebbe ricaduta sulle future generazioni, ma il governo ha fatto orecchie da mercante, preferendo spalmare il disavanzo piuttosto che chiudere gli stipendifici delle tante inutili partecipate della Regione”. “Per Falcone, Musumeci, Schifani e soci – conclude Antonio De Luca – è sempre tutto a posto: i conti sono in regola, le liste d’attesa sono sparite, l’emergenza rifiuti non esiste, l’agricoltura vive un buon momento e dentro la maggioranza è sempre San Valentino. Evidentemente siamo nel paese di Bengodi e non ce ne siamo accorti”.