Prima erano buffetti, dati anche un po’ di nascosto. Ora sono schiaffoni. Inflitti, peraltro, in maniera piuttosto plateale. In un crescendo di tensioni alimentate dall’avvicinarsi delle europee, Fratelli d’Italia attacca sempre più forte la Lega. E i pizzini mandati non da un ma da due ministri meloniani nelle ultime ore ne sono l’esempio più lampante. Oggetto del contendere: il terzo mandato per i governatori. La Lega lo vuole, per incoronare ancora una volta Luca Zaia. Fratelli d’Italia, invece, non ci pensa proprio. Innanzitutto perché vorrebbe prendersi il Veneto alle prossime elezioni. In secondo luogo perché dire no al terzo mandato significa azzoppare anche Vincenzo De Luca e Michele Emiliano e tentare di prendersi anche la Puglia e la Campania, regioni rosse.
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Ma cosa sta succedendo nelle ultime ore? Dopo che il capogruppo alla Camera di FdI, Tommaso Foti, aveva paventato l’inammissibilità dell’emendamento leghista al decreto elezioni che punta proprio al terzo mandato per i governatori, ecco oggi il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani: “Senza peccare di modestia, noi vogliamo giocare tutte le partite. Per Zaia, che è stato un ottimo governatore, sarebbe il quarto mandato, L’alternanza potrebbe essere possibile. Nessuno è eterno, neanche Zaia”, ha detto a SkyTg24. Parole che hanno stimolato la risposta del diretto interessato: “L’eternità non è di questo mondo: trovo anche un pò simpatico, carino, mi fa anche un pò sorridere, pensare che l’unico dibattito di questo Paese sia il sottoscritto”, ha detto il presidente del Veneto a Radio Uno. L’emendamento per ora resta appeso. I lavori in commissione sono slittati a data da destinarsi e l’unica speranza per la Lega – dal momento che convincere gli alleati è impossibile – potrebbe essere un’eventuale sponda delle opposizioni. Difficile da raggiungere pure quella.

E se Ciriani nomina Zaia per parlare a Salvini, il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, punta dritto al direttore interessato. “Si vota con il proporzionale, è normale che ognuno voglia distinguersi”, ma “è noto che l’elettore del centrodestra vuole l’unità e punisce chi lavora per dividere. È già successo in passato”, quando “gli attacchi di Gianfranco Fini a Silvio Berlusconi gli sono costati la leadership della destra italiana”, ha detto a La Stampa. Un modo per dire: “Attento, Salvini, che fai la fine di Fini”. Continua su Huffington Post