Fra le tante questioni che adombrano la realizzazione del Ponte sullo Stretto ce n’è una solare. Cioè che Salvini, con la complicità del Ministro Fitto, ha “prenotato” 1,3 miliardi dai fondi di Sviluppo e Coesione (Fsc) riservati alla Sicilia e che Schifani non potrà fare nulla per ridiscutere. Nonostante la sfuriata iniziale, poi derubricata a mero “errore di comunicazione”, quel bottino rimarrà nella disponibilità di Palazzo Chigi e verrà accantonato rispetto agli oltre 6 miliardi e mezzo garantiti all’Isola dalla programmazione 2021-27 che in questi giorni è finito al centro della trattativa fra partiti. Dell’enorme torta iniziale, e al netto di un altro investimento già concordato (i termovalorizzatori), restano 4 miliardi per troppe infrastrutture da fare (o da rifinire). Soldoni che all’atto pratico – c’è da calcolare l’aumento del costo dei materiali, l’aggiornamento dei progetti e tutto il resto – rischiano di diventare briciole. Non importa: la Sicilia avrà comunque il suo Ponte…

Salvini ha detto che si farà, sfidando chi in queste ore ha osato mettersi di traverso. E anche la premier Meloni, forse per la prima volta, ha esternato il proprio supporto all’opera: tra i fondi per la Calabria ci sono “i 300 milioni di euro destinati per legge alla costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina, quello che molti amano dire che non si farà mai, è impossibile, io sono convinta che impossibile è la parola che usano quelli che non hanno coraggio e non hanno voglia di lavorare, perché per quelli che hanno coraggio e voglia di lavorare le cose si fanno”, ha detto la presidente del Consiglio alla firma tra governo e Regione Calabria dell’accordo per lo sviluppo e la coesione.

Intanto la segretaria del Pd, Elly Schlein, assieme ai Verdi e a Sinistra Italiana ha deciso di presentare un esposto in procura perché il governo e la società Stretto di Messina “hanno ritenuto di non rendere pubblici documenti fondamentali relativi alla procedura, per capire l’entità del progetto. Non possono essere riservati documenti che riguardano fondi per 14,6 miliardi”, denunciano gli interroganti, che lamentano di essere “venuti a sapere da un question time che la relazione sul progetto è stata presentata il 30 settembre ma l’atto negoziale della società è stato sottoscritto il 29 settembre. Quindi in 24 ore l’opera è stata relazionata e cambiata, un tema che getta ombre sulle procedure di questa ‘cassaforte’ di cui è impossibile sapere come si muove”.

Il progetto definitivo del Ponte sullo Stretto è sottoposto a un’opera di revisione (rispetto a quello originario del 2011) che nessuno, al momento, conosce. Proprio ieri, però, la società Stretto di Messina ha approvato tutta la documentazione finalizzata al riavvio della realizzazione dell’opera, come previsto dalla Legge, e acquisito dal Comitato Scientifico il parere favorevole con raccomandazioni sulla Relazione. “E’ un grande risultato – ha commentato l’amministratore delegato della Stretto di Messina, Pietro Ciucci – ottenuto in pochi mesi grazie all’impegno del governo, in particolare del Ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, e al lavoro del Contraente generale Eurolink, della Società Stretto di Messina e dei nostri altri contraenti ed esperti nelle diverse discipline ingegneristiche legate al ponte. Si conferma un progetto straordinario, tecnicamente all’avanguardia e di riferimento a livello internazionale”. “La fase realizzativa – scrive Sdm in una nota – sarà avviata nell’estate del 2024. Nel 2032 è prevista l’apertura del Ponte al traffico stradale e ferroviario”.

Il collegamento stabile, per cui la Sicilia è costretta a sborsare gioco forza più di un miliardo, dovrebbe quindi diventare un cantiere entro l’anno. Per l’Isola, però, si prospetta un’altra fregatura colossale: quella che riguarda le opere di supporto – viarie e ferroviarie – al Ponte. Nell’ultimo schema di contratto Anas, anche questo dal valore di 6 miliardi, soltanto 172 milioni sono destinati alla Sicilia, a fronte di 3,5 miliardi per la Calabria. Cioè l’altra regione che compartecipa, con una quota assai minore (circa 300 milioni) alla realizzazione dell’opera. Il perché di tanto divario non si capisce. Il Ministero ha semplicemente spiegato che lo schema di contratto è stato elaborato “sulla base delle indicazioni del vicepremier e ministro Matteo Salvini e delle richieste avanzate dalle Regioni, con benefici attesi in tutto il territorio”. O è la Sicilia a non aver chiesto abbastanza, o è Salvini che preferisce dirottare i soldi altrove.

Dallo staff del Ministro spiegano che le scelte sono dipese “dallo stato di avanzamento dei progetti”. Con i 172 milioni, come evidenziato da ‘La Sicilia’, vengono finanziati un tratto della Adrano-Paternò e alcuni lotti della Palermo-Agrigento. Anche se in realtà, la Adrano-Paternò varrebbe 400 milioni per l’intero tracciato e ha il progetto definitivo ultimato (quello esecutivo è in fase di completamento da parte di Anac). Mentre rimane fuori la Mazara del Vallo-Marsala, anch’essa commissariata, e con progetto definitivo pronto, alla quale mancano 200 milioni per essere appaltata. Anche la Nord-Sud, l’incompiuta storica che dovrebbe portare un giorno da Gela a Santo Stefano di Camastra, godrà di zero finanziamenti. Questione di priorità che, però, lasciano l’amaro in bocca e confermano l’orientamento poco siciliano del governo di destra-centro. Che per la verità, e sempre a proposito di Ponte, è falcidiato da altre contraddizioni.

La premier Meloni, assieme a Fratelli d’Italia, ha stoppato un emendamento al decreto Milleproroghe con cui lo stesso Salvini, per i prossimi tre anni, avrebbe voluto sottrarre la Stretto di Messina srl, appena riesumata, alla spending review (abbattendo così il tetto agli stipendi e le riduzioni previste, di anno in anno, per consulenze, emolumenti, consumi, gettoni a organi collegiali ecc…). Una macchina da soldi che, nonostante rientri fra le società pubbliche, il Ministro avrebbe voluto rendere una repubblica nella repubblica, con regole proprie e in deroga (anche rispetto al buonsenso). Meloni ha detto no e adesso solo un intervento dell’ultimo minuto, magari operato da una fronda leghista, potrebbe sovvertire l’esito di una decisione già assunta. Che la dice lunga sul rapporto fra i due principali alleati di governo, ma soprattutto sulla credibilità di un’operazione – con pochi sponsor fra i patrioti – che stenta a decollare.

Oltre ai “profili di opacità” evidenziati dalla Schlein e dalla sinistra (senza la firma del leader del M5s, Giuseppe Conte) nel loro esposto, ce ne sarebbero degli altri – più fattuali e meno burocratici – tuttora irrisolti: ad esempio, come farà il Ponte sullo Stretto ad essere funzionale al corridoio Palermo-Helsinki, se la Sicilia non sarà in grado di offrire validi collegamenti ferroviari fino all’ingresso dell’opera? Quando partiranno davvero i lavori se, come presume il Foglio, l’apertura dei cantieri sbandierata da Salvini per quest’anno, consiste soltanto nell’avvio della bonifica degli ordigni bellici e nella realizzazione delle casette per gli operai? Quanti posti di lavoro, rispetto ai 120 mila annunciati dal Mit, verranno garantiti?

La Stretto di Messina, in sede di aggiornamento del progetto , ha garantito che “il Ponte aperto a treni e auto 24 ore su 24 per 365 giorni l’anno è la migliore risposta alla domanda di un più efficiente e moderno sistema di collegamento tra la Sicilia, la Calabria e il resto del continente. Rende sostenibile il prolungamento della linea ferroviaria nazionale ed europea in Calabria e in Sicilia”. Già, ma in Sicilia chi si occuperà del completamento dell’anello ferroviario? Quando andrà a regime il raddoppio della tratta Palermo-Catania-Messina, che per un paio di lotti è stata definanziata dopo la rimodulazione del Pnrr? E infine: quali treni faremo passare sopra il Ponte? Le littorine? Domande destinate a rimanere tali ancora per un po’.

Cosa prevede il progetto “aggiornato”

Con la costruzione del Ponte sullo Stretto si stima che in cantiere saranno occupati mediamente 4.300 addetti all’anno che raggiungeranno un picco di 7.000 addetti nel periodo di maggiore produzione. Per tutta la durata del cantiere (7 anni) si avrà un impatto occupazionale diretto di circa 30.000 unità lavorative per anno cui aggiungere l’impatto occupazionale indiretto e indotto, stimato in 90.000 unità, per un totale di 120.000 unità lavorative generate dell’opera. Lo spiega la società Stretto di Messina in una nota. Inoltre, “il Ponte sarà in grado di garantire tempi medi di attraversamento di circa 15 minuti – continua la nota – per i servizi ferroviari diretti tra Villa San Giovanni e Messina Centrale, rispetto agli attuali 120 minuti per i treni passeggeri e almeno 180 minuti per i treni merci, e di circa 10/13 minuti su gomma rispetto agli attuali 70 minuti per le auto e 100 minuti per i mezzi merci”.