Il salto di qualità è nella parola “crisi di governo”, pronunciata da un leader di maggioranza, mentre il premier è allo “storico” Consiglio europeo di Bruxelles. Evoca lo spettro dell’instabilità, l’Italietta delle coalizioni litigiose e dei governi fragili che cambiano con una certa disinvoltura. Racconta spesso Romano Prodi che una volta, dopo il suo primo vertice internazionale, l’allora cancelliere Khol, salutandolo gli chiese: “Chi verrà la prossima volta, al posto suo?”. È la stessa domanda che avrebbero potuto rivolgere a Conte oggi la Merkel o Macron, perché le parole hanno un peso, anche se tattiche, strumentali, funzionali al teatrino nostrano. Continua su Huffington Post