Una nave di “scalcagnati” vaga per il Mediterraneo in cerca di migranti da salvare. E’ partita ieri l’operazione della “Mare Jonio”, che il ministro Salvini – usiamo un eufemismo – non ha accolto benissimo. Si tratta di un vecchio rimorchiatore che un gruppo di giovani, lavorando alacremente in un B&B di Augusta, Sicilia, ha rimesso a nuovo e trasformato in una imbarcazione che si occupa di “search and rescue”, letteralmente ricerca e salvataggio. E’ la nuova frontiera delle ong, le organizzazioni non governative che la “politica dei porti chiusi” aveva, di fatto, scacciato dal Mediterraneo.

Promotori dell’iniziativa sono alcuni centri sociali – come li ha definiti il capo del Viminale – e più propriamente l’Arci, le ong Ya Basta Bologna e Sea Watch, il magazine online “I Diavoli” (che si occupa di raccontare la finanza dalla sua scatola nera) e un’impresa di Palermo denominata “Moltivolti”, che qualche giorno fa, in seguito agli appelli del vice-premier Di Maio, lanciò una sfida ai poveri, mettendo al bancone di un bar la nota modella Eva Riccobono, palermitana dal fascino sopraffino. Sono questi gli scalcagnati che vanno “a prendere tre merluzzetti” (parole sempre di Salvini).

La missione nacque nei giorni di Aquarius e trovò una sponda da sinistra. Fra i garanti dell’operazione, che parte dall’acquisto del vecchio rimorchiatore, ci sono anche dei parlamentari: il più noto è l’ex governatore pugliese Nichi Vendola, assieme ai compagni Nicola Fratoianni, Rossella Muroni ed Erasmo Palazzotto, che era a bordo di Aquarius per raccontare cosa succedeva nel fulcro della disperazione. 350 mila euro per l’acquisto della Mare Jonio – i politici mettono il proprio stipendio come garanzia dell’operazione – è il passo iniziale che porta un gruppo di ventenni a immaginare un atto vissuto come ribellione. Più che una classica ong, “Progetto Mediterranea” è una “piattaforma funzionale aperta a chiunque voglia aderire, opporsi alle barbarie delle politiche migratorie europee e trasformare la propria indignazione in azione”. Un’operazione tenuta segreta fino a qualche giorno fa, quando al porto di Augusta sono aumentati i controlli e la capitaneria sembrava non voler concedere la licenza per il trasporto di persone in mare.

E non pensate che a bordo ci siano davvero quattro scalcagnati. Durante questi intensi (e segreti) preparativi, sono state ong già affermate, come la spagnola Open Arms e la tedesca Sea Watch a formare il personale e renderlo all’avanguardia. Resta un solo nodo da risolvere: scavalcare il muro di gomma rappresentato dal governo italiano. Che farà le barricate: “Una nave organizzata dai centri sociali (!) vagherà per il Mediterraneo alla ricerca di immigrati da sbarcare sulle nostre coste… Facciano quello che vogliono – ha avvertito Salvini – vadano dove vogliono ma per loro in Italia… nisba!”. La contesa sembrava terminata. E invece no. E’ appena ricominciata.