Avevamo ragione noi che non ci siamo mai vergognati. Qual è il tuo cantante preferito? E tu dicevi Claudio Baglioni con la consapevolezza di finire nella bocca del leone. Non Guccini, non De Andrè, non Dalla, che pure ti piacevano, e anche molto. Ma mai quanto Baglioni, che allora era – e per molti è rimasto – quello della maglietta fina. Marchiato per sempre come il cantore dei buoni sentimenti, lontano da quell’impegno politico e sociale che era invece il tratto distintivo del cosiddetto cantautorato colto.

La maturazione di Baglioni l’hanno colta in pochi. Per superficialità, disinteresse (legittimo, per carità) o partito preso. Noi invece abbiamo sempre saputo tutto. Da Strada facendo (1981, il mio primo disco) in poi, passando da La vita è adesso e Oltre, il disco più ambizioso e complesso, quello con cui si affrancò – meglio: credeva di affrancarsi – dall’etichetta di cantante melodico e d’amore.

Ora che l’avete scoperto anche voi, voi che l’avete sempre massacrato senza appello, noi fans sempiterni proviamo una soddisfazione doppia. Perché avevamo ragione. L’abbiamo sempre saputo, ci mancherebbe, ma vedere la nostra lungimiranza riflessa nello sguardo di chi ci ha sempre sfotticchiato restituisce il senso delle risatine di compatimento quando a quella domanda lì, “qual è il tuo cantante preferito”, tu rispondevi Claudio Baglioni pur sapendo di correre il rischio di passare per nerd e sfidando le ragazze che cantavano La locomotiva col pugno alzato.

Io niente locomotiva, sarò sincero. Non avevo spirito rivoluzionario né sentimento di rivalsa. “Ma che gli hai fatto tu a quest’aria che respiro” era allora il mio passepartout per il mondo dei grandi; “giuralo ancora che tu esisti per davvero” l’abracadabra per accedere all’universo delle femmine, un’ebbrezza rivoluzionaria che mi è parso di respirare anche l’altra sera a Verona, a cinquant’anni suonati, tutta la vita davanti in tre ore di concerto, anche quella di chi si era un po’ distratto e adesso è pronto a riconoscere che questo Baglioni male male in fondo non è.