E al giorno 18 qualcosa si ruppe. Il governo del cambiamento mostra le prime contraddizioni. Il leader dei 5 Stelle Luigi Di Maio, uscito per qualche ora dal cono d’ombra di Salvini, si è ribellato al Ministro dell’Interno sulla questione rom: “Un censimento? Se una cosa è incostituzionale non si può fare. Finché resteremo nel contratto non ci sarà nessuna tensione”. Suona quasi come un avvertimento. Salvini, la cui politica del rigore è apparsa da subito sin troppo chiara, è andato un filino oltre. Ha giocato col destino di 180 mila persone (stima al rialzo) e chiesto “una ricognizione sui rom per vedere chi, come, quanti” sono, ossia “rifacendo quello che fu definito il censimento, facciamo un’anagrafe”. Ben consapevole che “gli italiani purtroppo te li devi tenere a casa”.

Parole poco istituzionali a voler usare un eufemismo. Poi il leader della Lega, da buon appassionato di calcio, ha provato a salvarsi in corner: “Non è nostra intenzione schedare o prendere le impronte digitali a nessuno, il nostro obiettivo è una ricognizione della situazione dei campi rom. Intendiamo tutelare prima di tutto migliaia di bambini ai quali non è permesso frequentare la scuola regolarmente perché si preferisce introdurli alla delinquenza”. E’ questo il concetto ribadito telefonicamente al premier Giuseppe Conte, che sulle prime era parso molto preoccupato per le parole del Viminale. La puntualizzazione di Salvini non ha spento le polemiche che furibonde, già da lunedì pomeriggio, si erano abbattute su di lui.

Al coro avrebbero tanto voluto partecipare i 5 Stelle (e in parte l’hanno fatto con la senatrice Nugnes: “Il sovranismo esasperato portò al fascismo”). Fuori dai palazzi del governo sarebbe stata un’occasione ghiotta. Ma al momento non possono spingersi oltre la tiratina d’orecchie e il ditino puntato dell’altro vice-premier. Perché quella di ieri, oltre al censimento dei rom, è stato il primo giorno della Repubblica Italiana in cui la Lega diventa, stando ai sondaggi, il partito più popolare del Paese. Nelle intenzioni di voto stacca addirittura il M5S, toccando il 29,2%. La luna di miele fra Salvini e gli italiani prosegue. Mettersi in mezzo e rovinare la liason sarebbe la fine dell’esperimento gialloverde. Tanto che Di Maio, una volta appresa la smentita, ha tirato un sospirone di sollievo: “Mi fa piacere che Salvini abbia smentito qualsiasi ipotesi di censimento registrazione o schedatura”. Avanti così, fino alla prossima esternazione passibile di razzismo.