Dategli una sedia in legno o una bottiglia in mano, sopra un palco o su un marciapiede e il gioco è fatto. La semplicità di Piparo e il suo teatro conquistano ancora una volta il pubblico, con uno spettacolo nuovo, una bella storia, la più rappresentata e conosciuta nella storia dell’umanità: la Natività.

“Il Presepe raccontato da Salvo Piparo” va in scena al Politeama con un sold out che registra 800 presenze, in un viaggio che parte da piazza della Natività a Betlemme e arriva fino a Palermo. Sono i frati francescani della città in cui nacque Nostro Signore ad invitare Piparo a raccontare con i suoi strumenti il lungo viaggio di Maria e Giuseppe fino alla Palestina.

Il Presepe di Piparo parla di modernità e tradizione, della storia palermitana con i suoi mestieri e i luoghi che ne hanno acquisito il nome, come la via dei Bambinai, quella degli artigiani che realizzavano i volti delle Madonne ispirandosi alle prostitute o Il Bucaniere, casa di appuntamenti oggi negozio di chiavettieri.

Sacro e profano si uniscono nel linguaggio dell’ironia, si vuole insegnare la storia a chi vuole impararla, giocando sullo scherzo con un linguaggio semplice, una “poetica da marciapiede”, come lui la definisce. I mestieri nuovi non sono altro che i vecchi, trasformati: c’è il “personal trainer”, il “wedding planner” e il “mental coach”, cioè la mamma che incoraggia il figlio a studiare e darsi da fare, dicendogli “oh, arruspigghiati!.

Giuseppe e Maria, migranti, arrivano a Palermo il giorno della Madonna, l’8 dicembre. Tra pregiudizi e sfincione, un pregiudizio presente quest’anno più di prima e la focaccia tipica che viene offerta dalla gente del luogo, Giuseppe si lamenta per il troppo cibo, perché a Palermo si rischia di ingrassare!

Gente comune e voglia di raccontare, storia e tradizioni di Palermo arrivano anche al Teatro Montevergini con “I Capitoli della città”, un esperimento di teatro sociale con adulti, diretto con Costanza Licata, in cui spaccati di vita cittadina sono rappresentati a più riprese con “Rosalia”, “I mestieri”, “Cunti di mare”, “Poeti ed eroi” e “Le vastasate”.

Alzando gli occhi al cielo, Piparo chiude il suo Presepe con un monito, dopo le novene, le litanie e le macerie sulle “borgate ridenti”, conclamate da Salvo Licata. Sulla scena sono presenti Costanza Licata e gli allievi dell’orchestra di Tavola Tonda, che hanno accompagnato il testo con i loro strumenti tradizionali.

La storia più bella dell’umanità si conclude così: “Ritrovate la vostra stella, perché di stelle oggi ce ne sono cinque ma sono tutte cadenti!”. L’augurio del cantastorie ai palermitani è perciò di rispolverare il proprio talento e non perderlo nelle cose effimere di ogni giorno. “Viviamo in una società dove modernità significa non pensare, spegnere il cervello”, dice Piparo. “Il mio invito è a non dimenticare la nostra origine e identità”. Lo spettacolo è stato dedicato a Rita Borsellino, scomparsa quest’anno, collezionista di presepi da ogni parte del mondo e ai suoi occhioni azzurri come il cielo delle giornate estive di Palermo.