Una cosa è chiara: Schifani non sa come venire a capo delle problematiche che affliggono la sanità siciliana. Così si sottrae al confronto e si affida alle circolari diramate dal suo assessore, Giovanna Volo, divenute (a torto) l’unico punto di contatto con l’esterno. L’ultima, inviata ai commissari di Asp e ospedali, accelera sui concorsi per reclutare i medici di Pronto soccorso (con la disponibilità a coprire il 100% dei posti vacanti), ma stoppa l’esternalizzazione dei servizi di emergenza/urgenza. Non sarà più possibile stipulare delle convenzioni (con università o altre aziende sanitarie) per usufruire delle prestazioni di medici esterni. Ad esempio quelli stranieri. A Mussomeli qualche giorno fa è stata accolta una chirurga argentina, grazie a un accordo con l’Università di Rosario. Il suo contratto partirà dal prossimo 1° aprile e impedirà la chiusura di un ospedale che ha già perso buona parte dei suoi servizi.

Ma sono tante le aziende a sperimentare questa pratica, specie per il reclutamento dei medici anestesisti e rianimatori, oltre che di pronto soccorso: cioè quelli più richiesti in un mercato ormai smunto. La mossa del governo non piace a tutti e soprattutto, potrebbe nascondere una sofferenza dilagante: “C’è chi canta vittoria per le nuove regole – dice Antonio De Luca, deputato del M5s e componente della commissione Salute dell’Ars -. Anche a noi piacerebbe farlo, ma abbiamo più di una perplessità che questo serva a colmare in tempi brevi le lacune negli organici, anche perché quella dei concorsi è stata una strada ampiamente battuta in precedenza con risultati pressoché fallimentari. Ben vengano i concorsi, ma, in attesa che questi diano risultati accettabili, non si può dare il via all’embargo agli esterni perché sarebbe il caos”.

“Abbiamo raccolto – continua De Luca – il grido di allarme di alcuni dirigenti delle aree di emergenza che si dicono molto preoccupati su come poter assicurare i servizi attualmente garantiti anche grazie agli esterni inseriti in turnazione. Anche il ricorso agli specializzandi dell’ultimo anno di medicina, secondo quanto previsto dalla legge Calabria, finora non ha dato i risultati sperati soprattutto nei presidi ospedalieri di periferia”, spiega il grillino. “In questa vicenda ci sono troppe ombre e pochissime luci. Occorre fare subito chiarezza. Per questo chiederò l’immediata convocazione in commissione Salute dell’assessore Volo e dei dirigenti delle Asp e delle aziende ospedaliere cui la missiva è stata inviata”.

La Volo non si è vista granché all’Ars. Alcune settimane fa preferì disertare la rubrica di sua competenza, con interrogazioni e interpellanze all’ordine del giorno, perché impreparata. Ma anche fuori dalle stanze di Palazzo dei Normanni non dà segni di vita. Ecco perché il prossimo 31 marzo anche la sanità privata convenzionata si appresta a tornare in piazza. Laboratori analisi e ambulatori specialistici, che garantiscono l’80% delle prestazioni connesse al sistema sanitario regionale, sono stanchi di farlo in extrabudget e a febbraio, dopo l’ennesimo ultimatum all’assessore, avevano bloccato tutto per quattro giorni, costringendo il pubblico ad assoldare medici e operatori con le cosiddette “prestazioni aggiuntive” (più ore, più soldi).

La Volo, invitata alle dimissioni (e in quel caso difesa da Schifani), si era detta disponibile all’apertura di un tavolo di confronto. Cosa che non è formalmente avvenuta: “Dopo la manifestazione dello scorso 24 febbraio – precisano Gibiino e Calvaruso, del Cimest – avevamo ricevuto da parte dell’assessore Volo la promessa che si sarebbe impegnata per individuare risposte concrete alle nostre richieste riguardo la programmazione sanitaria per il 2023 e individuare soluzioni sul retroattivo sottofinanziamento per il 2022. Avevamo ricevuto la promessa che saremmo stati convocati entro quindici giorni al massimo. I quindici giorni sono scaduti da una settimana e noi non siamo stati né convocati, né informati su eventuali sviluppi”.

Da qui la scelta di sospendere “l’erogazione di tutte le prestazioni in convenzione” a tempo indeterminato, o almeno finché “non saranno risolte oggettivamente le problematiche evidenziate”. Ovviamente Schifani, presentissimo su tutto il resto – dal caro voli al Ponte all’autonomia differenziata: questioni che in confronto alla sanità sono lana caprina – non trova il tempo per battere una riga alle agenzie e spera che l’argomento passi sotto traccia. La Volo manco a parlarne. Il suo ultimo intervento, di tre giorni fa, riguarda la provincia di Caltanissetta dov’è previsto “un potenziamento della capacità di erogazione di prestazioni all’interno dell’ospedale, grazie anche alla presenza di giovani specializzandi”. Il resto può attendere. La scelta di “rottura” adottata dall’assessorato sui medici di Pronto soccorso è spiegata da Giuseppe Bonsignore, del Cimo (coordinamento italiano medici ospedalieri): “Le precedenti disposizioni – ha detto al Giornale di Sicilia – prevedevano, anche in presenza di graduatorie concorsuali valide, la possibilità di assumere in maniera contingentata, ponendo un tetto dell’80% rispetto ai posti vacanti. La nuova direttiva consente di coprire tutti i vuoti in organico”.

Lo stop agli altri medici, esterni in primis, potrebbe avere una matrice precisa secondo De Luca (M5s). “Che sia uno dei primi effetti del buco nella sanità che ho denunciato nei giorni scorsi? E quali altre sgradite sorprese saranno riservate ai cittadini nell’imminente futuro? Anche a queste domande ci farebbe piacere che l’assessore Volo desse una precisa risposta in commissione”. Il buco è quello da 400 milioni paventato in tempi non sospetti dall’ex direttore della Pianificazione strategica, Mario La Rocca, che nella relazione di fine attività (adesso è passato al Dipartimento Beni Culturali) ha evidenziato i rischi corsi dal bilancio sanità in seguito ai mancati introiti da parte dello Stato, vista la fine dell’emergenza. A conti fatti, potrebbe trattarsi di 120 milioni: ma per colmare il rosso da qualche parte bisognerà sforbiciare. Dopo il personale precario assunto per il Covid, e non più prorogato, potrebbe toccare ai medici esterni.

Anche il Pd, che in questa prima fase di legislatura non spicca per iniziativa, prova a scuotere il governo: “Nei pronto soccorso della Sicilia – scrive il capogruppo all’Ars, Michele Catanzaro – si registrano ormai quotidianamente proteste per le attese interminabili, la rete ospedaliera e quella dei servizi di assistenza è abbandonata a sé stessa, il mondo della sanità privata è pronto a scendere di nuovo in piazza, e la vicenda dei precari Covid sembra ormai una telenovela sulla pelle dei lavoratori. E il governo Schifani che fa? Invece di ascoltare le proposte di chi vorrebbe migliorare la situazione si nasconde dietro un muro di gomma”. Nessuno parla, nessuno fiata. E là fuori la protesta monta, pronta ad esplodere. Ma ciò che in pochi considerano, a partire dai politici, è che le decine di problemi irrisolti si rifletteranno sul bisogno di cure e di assistenza da parte dei siciliani. Dopo il Covid un altro virus ha preso a correre: quello dell’indifferenza.