Stavolta il fuoco l’ha appiccato proprio lui, Renato Schifani, il presidente che preferisce dare di sé l’immagine di uomo nato per la mediazione e per garantire l’unità della coalizione. Lo ha appiccato – con una dichiarazione improvvida, passata sottobanco a un giornale – per stanare Gianfranco Miccichè, per costringere l’ex presidente dell’Ars a uscire dalla tana della sua imprevedibilità. Schifani ufficialmente lo sopporta perché Silvio Berlusconi glielo ha chiesto con parole inequivocabili. Ma al tempo stesso lo teme e non perde occasione per sottolineare le sue diffidenze. Teme che Miccichè possa scombinare le architetture di potere che lui ha costruito con Ignazio La Russa. Lo sanno pure le pietre: Schifani ha legato la propria sopravvivenza al venticello caldo che gli arriva da Giorgia Meloni. I tornado di Miccichè lo inquietano. Lo spiazzano. Lo paralizzano.