Chissà dov’è stato nelle prime tre giornate di sciopero il presidente della Regione, Renato Schifani. Forse a pranzo o a cena o ad una festa con i suoi fraternissimi amici della clinica Maddalena, una delle più famose e potenti strutture ospedaliere della Sicilia. Certamente non è andato in giro per ambulatori e presidi sanitari, dove avrebbe potuto rendersi conto in quale voragine è precipitata la sanità governata dalla Regione. Si è accorto del problema solo oggi, quando oltre tremila operatori delle strutture private e dei laboratori di analisi si sono riversati in piazza Ottavio Ziino per chiedere a gran voce, e con slogan pesantissimi, le dimissioni dell’assessore al ramo, incapace persino di rispondere a una interrogazione parlamentare.

Vista l’imponenza della manifestazione, il presidente si è reso conto che non poteva più fare orecchio di mercante. E ha cercato di metterci affannosamente una pezza. Farfugliando, oltre alla giaculatoria di un inutile tavolo tecnico, anche il suo appoggio incondizionato a Giovanna Volo, la figura più sbiadita ed evanescente alla quale è stata data in mano, non si sa come né perché, la Sanità siciliana. Quelli della casta – meglio conosciuti come i Brancaleoni di Sicilia – fanno sempre così. Non sapendo come risolvere i problemi che toccano direttamente la vita dei cittadini, si tengono per mano e si sorreggono a vicenda. Sanno che se cade uno dei birilli, tutti gli altri vanno a carte quarant’otto. Su questo e per questo si mostrano sempre uniti. “Stringiamoci a coorte, siam pronti alla morte…”.