La provincia babba la chiamavano. Accorinti, De Luca, Genovese. C’è qualcosa di strano nell’elettorato messinese. O forse gli elettori messinesi sono solo degli inguaribili buontemponi. Babbi, non stupidi. Nel senso che babbìano, che si divertono a portare nelle istituzioni i nomi più improbabili. Non ci sono altre spiegazioni se si considera che negli ultimi anni i messinesi hanno riempito di voti i Genovese, padre e figlio, poi l’uomo con l’eterna maglietta Free Tibet che entrò da sindaco in quel palazzo da cui una volta venne buttato fuori a calci.

E ora Cateno De Luca, il pittoresco De Luca, l’irreprensibile De Luca. Probabilmente nel resto della Sicilia in pochi avrebbero scommesso un centesimo sull’elezione a sindaco della città dello Stretto. Ma chi, De Luca? Quello con la Bibbia in una mano e un pinocchio nell’altro avvolto nella bandiera siciliana? Quello, sì.

E’ la volontà popolare, bellezza. E non si discute. Gente allegra i messinesi. Mica come i palermitani. Dieci anni di Cammarata. Venticinque di Orlando. Sai che noia dall’altra parte della Sicilia. Il vero ponte, ideale, andrebbe fatto con Messina. Per avere un po’di goliardia anche da queste parti.