Per i giovani che hanno partecipato alla riunione degli Stati Generali della sinistra, avvenuta ai cantieri culturali della Zisa di Palermo, sarà stata una bella occasione poter dire al segretario regionale dei democratici che non accettano si parli di loro, ma vogliono poter parlare loro. Parlare con la loro sensibilità, dei loro problemi, delle loro speranze, delle loro proposte per costruire il futuro. Il segretario non sarà stato meno stupito nel constatare che c’è vita fuori dal piccolo recinto all’interno del quale i democratici, attori e spettatori insieme, recitano le stanche liturgie di una forza minoritaria, spesso irrilevante, qualche volta catacombale.

Ora c’è da vedere se le sedi di partito, quelle poche che ci sono, saranno aperte ai giovani, se le cariche diverranno contendibili per il necessario ricambio, se avranno seguito e successo gli sforzi lodevoli che da qualche tempo si fanno in alcune province per rianimare quel partito. Assolutamente sorprendente sarà stato, per il rappresentante del Movimento Cinque stelle, parlare di politica con esponenti di altre forze per cercare la mediazione indispensabile alla costruzione di un progetto comune. Ancor più sorprendente che lo abbia fatto a stretto contatto fisico con gli interlocutori, senza lo schermo di un computer, non da remoto. Può darsi che si cominci a capire quanto banale e manipolatoria sia l’ipotesi della cosiddetta democrazia diretta, come incomprensibile risulti la permanente incertezza su una chiara collocazione e poi come totalmente errata sia l’assenza dal territorio o la scelta dei candidati anche a ruoli rilevanti attraverso i like, che, a proposito, sono stati poco più di trecento, quelli che hanno indicato la candidata a sindaco di Torino per il Movimento. Erano sembrati pochi, suscitando polemiche da parte dei grillini, gli undicimila cittadini che si erano recati ai gazebo per scegliere il candidato del PD.

Torniamo al tema. È stata una bella novità che si siano ritrovate le numerose, rissose sigle della sinistra, ciascuna rappresentante di quattro ottimi amici, tutte fortemente impegnate, quelle sigle, a delegittimarsi nella ricerca di quale è più a sinistra e più elitaria o parla o scrive meglio di classe operaia, senza mai avere avuto il consenso di un operaio in carne ed ossa. L’incontro sarà stato utile anche per i movimenti che operano nella società, per ritrovarsi insieme, accettare un confronto con i partiti, per cercare di arrivare ad un soggetto politico comune.

Ma quant’è difficile, complessa e contraddittoria la sinistra! Di quante liturgie ha necessità! Quante diversità deve tentare di ricomporre, quante diffidenze diradare, quante fratture e scissioni contare! Verrebbe da dire: viva la destra. Non si macera in prove analoghe. Va dritta all’obiettivo. Lancia slogan su pochi argomenti costantemente ripetuti, agita alcuni problemi che colpiscono la sensibilità comune, sfrutta le paure dopo averle adeguatamente alimentate. E poi evita di imbarcarsi nella ricerca di soluzioni. La destra non prende solo in questo modo i consensi. Li prende anche così. Con la riserva di vedere il seguito e sperando che gli Stati Generali non si risolvano in un utile scambio di opinione, aspettiamo di capire se sia stato posto un mattone per costruire qualcosa in grado di contendere alla destra il governo delle città nelle quali si voterà e quello della Regione. Quell’incontro può favorire il percorso che sembra stiano iniziando l’UDC, il Cantiere popolare e Italia Viva di Renzi, sempre più in fuga dalla sinistra con l’obiettivo di marcare la diversità da Salvini e Meloni e mantenere la forza rilevante che hanno in Sicilia.

Forse sto dando un peso eccessivo a ciò che è avvenuto alla Zisa. Ma quando capita dopo anni di silenzi, di contrapposizioni, di rifiuto al dialogo da parte di molte componenti della sinistra, non c’è da manifestare una qualche speranza, per quanto tenue, specialmente da parte di chi, malgrado tutto, continua a ritenere necessaria una presenza alternativa alla destra?