Il rifiuto dei sentimenti d’odio – che sono ancora più gravi se espressi da chi ha un ruolo istituzionale, quale che esso sia, nella società – e dell’esaltazione di “anacronistici nazionalismi”. E l’elogio della Costituzione – faro a cui guardare nei momenti difficili, come questo, “di confusione e di transizione” per il Paese – della diversità e dell’amicizia. Da intendersi, quest’ultima, come collaborazione, necessaria e auspicabile sempre, tra le istituzioni. Come solidarietà tra le persone, in tutti i campi della società. E nei confronti di tutti: dai migranti ai cittadini dei territori alluvionati. È qui il cuore del discorso che il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha affidato alla platea di Rimini, nel giorno della conclusione del meeting di Comunione e Liberazione. Sceglie di non fare cenni all’economia e alle sfide che attanaglieranno il Paese in questo autunno caldo, ma guarda ai temi che abbracciano la politica e la società tutta. Pur senza riferimenti diretti, come è nel suo stile e nel suo ruolo, il presidente della Repubblica pronuncia parole che chiudono, con nettezza, le polemiche degli ultimi giorni. Continua su Huffington Post