Non ho trovato una maglietta rossa, altrimenti l’avrei indossata. Così, d’istinto e senza riflettere poi tanto sull’opportunità o meno di farlo. Senza preoccuparmi di passare per un radical chic (locuzione abusatissima) con l’attico a New York (magari!) o per uno snob che disprezza ciò che riguarda la massa.

La verità è che non si è più capaci di muovere un dito senza prima passare dal filtro del giudizio altrui. Ossessionati dal “mi si nota di più se vengo o no” di morettiana memoria. Senza contare poi il don Raffae’ di qualche clan intellettuale pronto a spiegarmi che penso. Prendi Palermo, per esempio, che trabocca più di intellettuali che di munnizza. Metti che decido di indossare la maglietta rossa e il giorno dopo leggo il post di qualche profondo pensatore di punta che con quattro parole, dall’alto del piedistallo, stronca l’iniziativa.

Forse non tutti sanno che la vera libertà di espressione passa dal fottersene di quello che pensano gli altri. Agire senza condizionamenti con la consapevolezza che ciò che si sta per fare o per dire sia giusto, anche se poi giusto non è. Con buona pace dei detentori del Verbo, della Verità e della Luce