“L’Italia non è più una repubblica fondata sul lavoro, ma sulla demagogia”. Una riflessione non banale del mai banale Gianfranco Micciché. Frutto di un ragionamento partito da lontano e che riguarda – nell’ordine – il metodo delle nomine nelle società partecipate, il blocco delle assunzioni nelle pubbliche amministrazioni e la “quota di genere” introdotta dall’ultimo disegno di legge che cambia la struttura delle giunte comunali.

Il presidente dell’Ars è appena uscito da una conferenza stampa d’auguri coi giornalisti, e da un pranzo con la comunità di Biagio Conte, cui qualche giorno fa ha consegnato un sostanzioso assegno di 80mila euro prelevato dal “fondo povertà” dell’Assemblea (merito dei dipendenti che si sono tagliati gli stipendi). Non ha voglia di arrabbiarsi, ma di riflettere sì. Arriva da una vittoria niente male: il nuovo presidente di Sas, l’avvocato Giuseppe Di Stefano, ha assunto, con una norma deroga al blocco delle assunzioni di cui sopra, ii 134 lavoratori rimasti a spasso dopo la fuoriuscita da altre società regionali. Confluiranno tutti in Sas a tempo indeterminato. E’ la questione sollevata in tv che costò le dimissioni a Marcello Caruso, uomo da sempre legato a Forza Italia.  “Se io avessi avuto pietà di una persona che reputo mio amico – ha esordito Micciché – oggi ci sarebbero 134 famiglie rovinate. Da questo momento in poi metterò da parte la pietà e mi ergerò a fustigatore”.

Presidente, la strigliata è servita…

“Ho voluto far capire alle persone che non si possono occupare i posti di sottogoverno solo per ambizione personale, se poi non riesci a far funzionare la società in cui vieni assegnato. E’ necessario che le persone segnalate per ricoprire determinati incarichi, facciano ciò che gli viene chiesto. E questo lavoro va sempre verificato”.

Di Stefano, rispetto a Caruso, aveva in mano la bacchetta magica?

“E’ uno bravissimo e che di diritto ne sa più di tutti. E ha dimostrato che si trattava di una cosa fattibile”.

Ha più risentito Caruso dopo quell’attacco in tv?

“No. Non mi ha fatto piacere ricorrere a quei modi in diretta tv. Ma mancavano soltanto venti giorni per assumere quelle persone… Ora ho imparato come si fa, e lo rifarò qualora lo reputi necessario. Laddove mi renderò conto che serve una sfuriata per ottenere un risultato legittimo, non mi tirerò indietro”.

Anche la politica è responsabile delle persone che nomina.

“Non c’è dubbio. D’ora in poi, se dovesse ricapitare una cosa del genere, mi assumerò le mie responsabilità. Ma diciamoci la verità: i posti del sottogoverno sono ambiti perché rappresentano posizioni di potere. Chi, però, pensa che piazzare un uomo nel sottogoverno equivalga ad avere cento voti in più, sbaglia. E’ una cazzata. Questo meccanismo oggi non esiste più. Io prendo più voti se la sanità funziona, non se nomino il mio amico primario”.

Spesso il sottogoverno diventa una palude perché la politica fatica a scegliere. In Prima Commissione sono state bloccate le nomine dei direttori degli Iacp e quella dell’Irsap è ferma da mesi.

“Attenzione, relativamente agli Iacp è stata bocciata la presentazione delle nomine, non i candidati in quanto tali. Visto che il governo aveva presentato un ddl per eliminazione degli Iacp, le opposizioni hanno ritenuto che procedere alle nomine fosse una cosa anomala. Peccato che la norma sulla chiusura degli Iacp era stata respinta proprio da loro…”.

E adesso che succede?

“Se la cosa non dovesse andare in porto, mi farò carico, da presidente dell’Assemblea, di portare quelle nomine direttamente in aula. Il fatto che non sia proceduto alla soppressione degli Iacp, impone che si proceda alle nomine. Spero che i membri della Commissione Affari Istituzionali lo capiscano”.

Un altro cancro della Regione, e in generale delle pubbliche amministrazioni, è la burocrazia. Lei, qualche giorno fa, ha detto che la Regione Sicilia necessiterebbe di almeno mille assunzioni per rimettere in moto le strutture.

“E lo confermo. E’ vero che la Regione conta su 12 mila impiegati, cioè il doppio della Lombardia. Ma a differenza della Lombardia, noi abbiamo in carico competenze esclusive, come i Forestali o le motorizzazioni, che sono enormi. Questo decreto blocca assunzioni è una follia. Non è che per andare dietro alla demagogia possiamo suicidarci. Io non voglio farlo”.

Come si rimuove il blocco delle assunzioni?

“E’ una legge di competenza della Regione, va modificata”.

Anche il tetto agli stipendi è dannoso?

“Anche questa è pura demagogia. Non bisogna esagerare, ma chi va a fare il presidente di un’azienda, con tutti i rischi che comporta, è giusto che guadagni in modo adeguato. Con 1300 euro a stento ti ci paghi l’assicurazione. I migliori non accettano di mettersi in gioco a quelle cifre. Chi accetta, lo fa perché non ha un guadagno o perché ha l’ambizione di avere un posto pubblico. Posso portarvi un esempio di chi si è liberato dai vincoli della burocrazia e rende un sacco…”.

Chi?

“Patrizia Monterosso. E’ la dimostrazione che nessuno nasce burocrate. E’ la burocrazia che fa male, non le persone. Il caso della Monterosso ne è un esempio super evidente. Faceva parte di quel tunnel drammatico e terribile che è la burocrazia e oggi ne è uscita. E’ venuta a fare la direttrice della Federico II, è il Cristiano Ronaldo della Fondazione. Con lei a Palazzo dei Normanni sono triplicate le visite. Ci possono essere uomini e donne più o meno bravi e più o meno scarsi, ma è il concetto di burocrazia e di sistema ad essere sbagliato”.

A capo degli assistenti parlamentari dell’Ars è stata nominata la prima donna della storia: la dottoressa Concetta La Duca. E questa nomina l’ha fatta lei.

“Ma io non l’ho scelta perché è donna, ma perché era la più brava. Solo i demagoghi si sorprendono”.

La Prima Commissione ha approvato un disegno di legge per modificare la struttura delle giunte comunali. Aumentano gli assessori e anche le donne.

“La prima parte è sensata. Un sindaco ha tali e tante cose da fare che non può gestire materie in più. E’ stato giusto riportare il numero di assessori a quello di prima. Ma, lo stesso Micciché che ha nominato capo degli assistenti parlamentari una donna, dice con altrettanta serenità che imporre il 40% di donne in una giunta è una sciocchezza colossale”.

Perché?

“Vi garantisco che su 100 politici 40 donne non le trovate. Ci sono alcune donne bravissime, ma le altre dove le prendo? In questo modo si rinuncia ad avere gente più competente… Il lavoro della politica, oggettivamente, è svolto più da uomini che da donne, che hanno spesso altri interessi. Stiamo distruggendo un Paese con questa demagogia”.

Riuscirete ad approvare la manovra finanziaria entro la fine dell’anno?

“Certamente no. Quello che il presidente Musumeci e io vorremmo evitare, e per questo gli darò una mano, è l’esercizio provvisorio. Votando la manovra entro il 15 gennaio potremo farlo”.

Cosa pensa delle lacerazioni interne al Pd siciliano, anche in virtù del fatto… (qui Micciché interrompe la domanda e si fionda)

“Io non ho chiamato nessuno a collaborare. In politica vorrei sempre al mio fianco chi la pensa come me. Con il sindaco Orlando abbiamo sempre avuto delle divergenze sul tema della giustizia, ma adesso che questi problemi sono superati abbiamo ripreso a dialogare. Anche perché sul resto la pensiamo esattamente allo stesso modo. E quello che faccio con Orlando, vorrei farlo con tutti quelli che considerano il populismo e il sovranismo un pericolo. Ma figuriamoci se il Pd viene in Forza Italia, non esiste al mondo”.

Lei, dal teatro Savio, ha rilanciato l’ipotesi di candidare a sindaco di Palermo un esponente di Forza Italia. Lo stesso ha fatto il suo amico Saverio Romano…

“L’importante è che il candidato sindaco di Palermo sia un moderato. E’ fin troppo scontato che io proponga uno del mio partito e farò il possibile perché ciò avvenga. Poi ci saranno le trattative con gli altri della coalizione. E se la coalizione deciderà di candidare Romano, il candidato sarà Romano”.

Alle Europee farete un’unica lista del centrodestra?

“Ci stiamo lavorando, ma lo escluderei. E’ un ragionamento lungo. E’ importante che sia iniziato questo percorso di dialogo, vediamo dove ci porta. Ma non siamo in condizione di saperlo oggi, né dobbiamo avere la premura di realizzarlo subito”.