Nel governo di Giorgia Meloni e dei patrioti, c’è sempre meno spazio per la Sicilia. L’unico a beneficiare del sentimento di destra che pervade il Paese, fin qui, è stato Nello Musumeci, pluripremiato per i suoi fallimenti alla Regione con un ministero nuovo di zecca: quello del Mare. Oltre ad Adolfo Urso, il Ministro allo Sviluppo economico, che in Sicilia ha studiato e s’è formato (ma i suoi natali sono altrove: a Padova). Per il resto è un bagno di sangue. Delle 39 caselle che andavano riempite oggi – fra viceministri e sottosegretari – solo la forzista Matilde Siracusano rappresenterà l’Isola (e in parte la Calabria, dato che è la compagna del governatore Roberto Occhiuto).

Siracusano, che è stata anche l’unica delle contendenti azzurre a spuntarla nelle urne (al proporzionale di Catania, nonostante il k.o. nell’uninominale di Messina) lo scorso 25 settembre, sarà sottosegretaria ai Rapporti con il parlamento. Non è stata ripescata, invece, Stefania Prestigiacomo, né l’altra esclusa d’eccellenza: quella Gabriella Giammanco che Gianfranco Micciché, venti mesi fa, avrebbe voluto sottosegretaria nel governo Draghi (ma Tajani decise di prendersi tutto). Non c’è neppure l’altro pupillo di Miccichè, Tommaso Calderone. Lo stesso vicerè berlusconiano, il cui nome circolava fino alla vigilia per un incarico di rilievo, è rimasto fuori. In realtà quell’incarico non l’ha mai voluto, perché preferirebbe tornarsene a Palermo, con un ruolo autorevole. Le decisioni della Meloni, pertanto, rischiano di scontentare chi l’avrebbe voluto tenere a distanza di sicurezza da palazzo d’Orleans, dove s’è insediato da qualche giorno Renato Schifani, che ora si troverà a fare i conti con l’ex presidente dell’Ars, deciso più che mai a rivendicare i risultati di Forza Italia nelle urne (con un assessorato o la presidenza di Sala d’Ercole: chi lo sa?).

Ma la lotteria dei sottosegretari è stata una bocciatura tour court per la Sicilia: non ci sarà spazio nemmeno per Carolina Varchi, fedelissima di Giorgia Meloni e attuale vice-sindaco di Palermo, che sembrava in pole position per una posizione di rilievo. In Fratelli d’Italia viene escluso Basilio Catanoso, sponsorizzato da Salvo Pogliese (neo senatore e coordinatore del partito per la Sicilia orientale). Stupisce ma fino a un certo punto l’assenza di Manlio Messina, che inizialmente sembrava in corsa – addirittura – per il Ministero dello Sport, poi appannaggio di Andrea Abodi. L’ex assessore regionale al Turismo, che negli ultimi mesi è entrato nel grande giro delle tivù nazionali, rimane nelle retrovie. Anche se la fedeltà e la vicinanza ad alcuni elementi di spicco del nuovo esecutivo – uno su tutti: il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida – potrebbero costituire una discreta garanzia di successo per il futuro.

In casa Lega, invece, non compaiono nella lista il segretario regionale Nino Minardo (eletto nel collegio uninominale di Ragusa alla Camera) che ambiva a un ruolo di governo; e il solito Francesco Scoma, al quale – dopo la mancata ricandidatura a Montecitorio – non resta che ripiegare su un incarico a livello regionale. Ma la concorrenza è spietata e non sarà facile spuntarla. Più in generale per la Sicilia è una disfatta. Se il peso dell’Isola si misurasse dalla presenza di componenti ‘local’, saremmo inguaiati. La storia insegna che non è così. Che non sempre i rappresentanti di bandiera giocano le proprie carte al meglio delle loro possibilità.

A otto sottosegretari verrà attribuita la delega di viceministro: agli Esteri Edmondo Cirielli (FdI), alla Giustizia Francesco Paolo Sisto (FI), all’Economia Maurizio Leo (Fdi), al ministero delle Imprese Valentino Valentini (FI), all’Ambiente Vannia Gava (Lega), alle Infrastrutture e Trasporti Galeazzo Bignami (Fdi) e Edoardo Rixi (Lega), al Lavoro e le politiche sociali Maria Teresa Bellucci (Fdi).

Ecco l’elenco completo dei sottosegretari che chiudono la composizione del governo. Esteri: Giorgio Silli e Maria Tripodi; Interni: Emanuele Prisco, Wanda Ferro, Nicola Molteni; Giustizia: Andrea Delmastro Delle Vedove, Andrea Ostellari; Difesa: Isabella Rauti e Matteo Perego; Economia: Lucia Albano, Federico Freni e Sandra Savino; Mise: Fausta Bergamotto, Massimo Bitonci; Mite: Claudio Barbaro; Agricoltura: Patrizio La Pietra e Luigi D’Eramo; Infrastrutture e trasporti: Tullio Ferrante; Lavoro e politiche sociali: Claudio Durigon; Istruzione: Paola Frassinetti; Università e ricerca: Augusta Montaruli; Cultura: Gianmarco Mazzi, Lucia Borgonzoni e Vittorio Sgarbi; Salute: Marcello Gemmato; Rapporti con il Parlamento: Giuseppina Castiello e Matilde Siracusano. Sottosegretari alla presidenza del Consiglio: Alessio Butti (Innovazione), Giovanbattista Fazzolari (Attuazione del programma), Alberto Barachini (Editoria), Alessandro Morelli (Cipe).