Se fossi Giorgia Meloni – hic genuflectur – getterei subito un occhio sui patrioti di Sicilia. Per carità, il partito miete consensi, tiene in mano importanti leve di governo, mette becco in quasi tutti gli incarichi di sottogoverno, amministra grandi città come Palermo e Catania, controlla teatri e istituzioni culturali. Ma c’è un ma. I gerarchi di Fratelli d’Italia non riescono a dominare la propria arroganza. Non gli basta il potere: vogliono esercitarlo con la spocchia dei vincitori. Vogliono dettare le regole agli alleati, vogliono calpestare le ragioni degli oppositori. Con la sanatoria proposta all’Ars per evitare la decadenza di tre deputati ineleggibili, hanno provato a forzare il gioco parlamentare. Ubriachi di supponenza, non hanno calcolato però le conseguenze del voto segreto. E sono usciti con le ossa rotte: sconfitti e bastonati. Brutto segnale.