Non sarà una Pasqua memorabile per Antonio Ingroia: l’ex magistrato, venerdì sera, è stato bloccato all’aeroporto di Roissy, a Parigi, in stato d’ebbrezza. Il personale della compagnia aerea con cui era pronto a imbarcarsi per far rientro in Italia, dopo aver notato le precarie condizioni fisiche di Ingroia, ha chiamato gli agenti aeroportuali per impedirgli di salire a bordo. Cosa che è puntualmente avvenuta. Ingroia, che al rifiuto di imbarco non avrebbe opposto alcuna resistenza, è stato accompagnato in un’area dell’aeroporto non lontano dai gate, dove ha potuto smaltire la sbornia e rimettersi in sesto. Il consolato italiano, nel frattempo, era stato messo al corrente dell’accaduto. Solo qualche ora dopo, smaltiti i postumi della bevuta, all’ex magistrato antimafia, prestato per un periodo alla politica, è stato concesso di imbarcarsi per l’Italia.

LA SMENTITA DI INGROIA
Con un video pubblicato su Facebook in compagnia della moglie, direttamente dall’America Latina, l’ex magistrato ha smentito la versione della stampa italiana, abbozzando un paragone con Julian Assange: “Nel mio piccolo anch’io sono stato vittima dell’uso pretestuoso della sicurezza per false informazioni e false notizie – dice Ingroia – quello che è successo è stato un banale litigio su un aereo. Il comandante dell’equipaggio di Air France ha detto che costituivo un pericolo per la sicurezza proprio come per Assange, così sono stato cacciato via”, dice. “Si è detto che io sarei stato ubriaco – dice – tutto falso, tutto quello che è uscito sui giornali è falso. A partire dal fatto che sono stato rispedito in Italia, come vedete non è vero. Sono in America Latina per lavoro. E addirittura hanno detto che ero così ubriaco che ero svenuto. Lo possono testimoniare pure i funzionari dell’ambasciata”.