Giusta o sbagliata che sia, i Cinque Stelle hanno scelto una linea: selezionare i prossimi europarlamentari sul web. Così anche i deputati uscenti di grido, su tutti l’alcamese Ignazio Corrao, dovrà ricorrere a una intensa campagna elettorale “telematica” per ottenere la riconferma a Bruxelles. Ma è un modo – quello di “blindare” le candidature dando la parola al popolo, che baserà la propria scelta su “meriti e curriculum” – per non incorrere negli scenari apocalittici, nei veti incrociati, nelle spaccature a tavolino che in questi giorni tengono banco negli altri partiti.

Al prossimo giro di valzer, la Sicilia elegge otto deputati. Secondo i sondaggi nazionali, declinati su scala regionale, un paio a testa dovrebbero toccare ai movimenti di governo. Detto che i grillini si affideranno al web (della partita dovrebbe essere, nella circoscrizione Isole, anche l’ex iena Dino Giarrusso), la Lega invece scava a fondo tra i nuovi dirigenti locali. Su preciso diktat di Salvini, scenderanno in campo i due luogotenenti siciliani: sul versante occidentale Igor Gelarda, consigliere comunale a Palermo, ex M5S; su quello orientale Fabio Cantarella, assessore della giunta Pogliese a Catania. Secondo “La Sicilia” anche Basilio Catanoso, scartato da Forza Italia nell’ultimo vertice di Arcore, potrebbe trovare clamorosamente spazio nella lista del Carroccio: troppo forte il malumore per non impedire un cambio di casacca volante, da concretizzare a un passo dallo striscione del 26 maggio. Il Carroccio sta provando a riempire le caselle “rosa”: assistono con discreto interesse Rita Monello, consigliera comunale ad Agrigento, da poco nominata responsabile coordinamento in provincia; l’avvocato palermitano Francesca Donato (presidente di Eurexit), e Daniela Bruno, ex assessore provinciale a Messina.

Nel centrodestra è quasi tutto noto. Il concistoro di Arcore ha sentenziato: Romano (da Cantiere Popolare) e Giuseppe Milazzo, anch’egli palermitano, capogruppo all’Ars, saranno le figure maschili che accompagneranno Silvio Berlusconi al suo rientro ufficiale in politica. Il Cav sarà capolista nelle Isole e ha garantito un posto al sardo Salvatore Cicu. Ma tra i forzisti sarà una battaglia per il secondo posto (a essere eletto sarà soltanto Berlusconi, a meno di un boom a due cifre che all’orizzonte non si scruta): tra i contendenti tagliati fuori, al momento, ci sono Catanoso (di cui si è scritto), e Giovanni La Via, che qualche mese fa, dopo aver esaurito l’esperienza alfaniana e aver tentato di approdare alla Regione come vice di Fabrizio Micari, è tornato nel partito con una convention che non avrebbe scaldato il cuore di Gianfranco Miccichè. Ma Catania, come ha fatto notare anche il sindaco etneo Pogliese, è il primo feudo azzurro in Sicilia: alle ultime Politiche Forza Italia ha preso il 23% ed escluderla adesso dalla contesa sarebbe una clamorosa mancanza. Non è detto che La Via non torni in gioco e che uno fra Romano e Milazzo debbano sedersi in panca. Tra le donne, certa la presenza di Dafne Musolino, assessore a Messina nella giunta De Luca. Scema, invece, l’interesse di Bernadette Grasso. Si vocifera – ma non ci sono conferme – di Stefania Prestigiacomo per tirare su un bel bottino di voti anche nel Siracusano.

Sempre nel centrodestra, rimane ingarbugliata la questione Fratelli d’Italia, forte della nuova santa alleanza con il Movimento per l’Autonomia di Raffaele Lombardo (anche se la Meloni, presente in questi giorni a Palermo, ha specificato che “stiamo lavorando alle liste che non sono ancora chiuse, ma non c’è un dialogo a livello nazionale”). L’unico (quasi) certo di un posto in lista è Carmelo Pullara, capogruppo dei Popolari e Autonomisti all’Assemblea regionale, in forte crescita nell’Agrigentino. Uomo legato a Lombardo e, direttamente, a Roberto Di Mauro, vicepresidente dell’Ars. Ma c’è anche Innocenzo Leontini, che in Europa c’è arrivato lo scorso settembre, dopo le dimissioni di Pogliese, con Forza Italia. E adesso ha sposato la causa della Meloni. Entrambi, Pullara e Leontini, potrebbero rappresentare la quota dei Lombardo-boys. Mentre la leader di Fdi, assorbita dalla lotta al colonialismo francese in Africa, non ha sciolto i dubbi a proposito di Sandro Pappalardo, assessore regionale al Turismo che rimane in lizza per un posticino. Con Diventerà Bellissima fuori dai giochi, però, non sono molte le chance di assicurarsi un seggio.

Nel Pd la situazione è persino meno chiara. In attesa di una resa dei conti fra il nuovo segretario Nicola Zingaretti e Davide Faraone, i lavori sono al palo. L’unica cosa certa è che non prenderà corpo l’ipotesi di un listone alla Calenda (#siamoEuropei), anche perché + Europa, che potrebbe inserire in lista Fabrizio Ferrandelli, ex candidato a sindaco di Palermo e leader dei Coraggiosi, non ha dato la sua adesione e si presenterà in proprio. Anche il Pd andrà da solo, cercando di sfruttare l’onda positiva delle primarie, e agguantare anche nell’Isola il 20%, che potrebbe garantire due seggi a Bruxelles e Strasburgo. L’unica certa di una riconferma è Michela Giuffrida, da tempo in campagna elettorale, mentre fra i renziani è forte la tentazione di schierare Valeria Sudano. Piace molto a Zingaretti il profilo di Giuseppe Antoci, ex direttore del Parco dei Nebrodi, sfuggito a un attentato, e attuale responsabile legalità dei Democratici a livello nazionale. Ma è davvero prematuro scoprire le carte nella casa di un partito che deve ancora scegliere la direzione – Renzi o Zingaretti – su cui convergere a livello regionale.

E i Cinque Stelle? Ripartono da Corrao e da Rousseau. Servirà una doppia votazione sulla piattaforma della Casaleggio Associati, e la parola finale di Luigi Di Maio, per comporre la squadra. Sembra passata d’attualità la pista che porta a Federico Piccitto, l’ex sindaco di Ragusa esautorato dai suoi stessi meet-up alla vigilia delle Amministrative dell’ultimo giugno. Quelle che hanno segnato il primo passo del “de profundis” del Movimento.