Prima è arrivata la procura di Roma con un’indagine per truffa a carico della European Network Tlc, un’impresa fornitrice di presìdi sanitari a cui la Regioni, Sicilia compresa, stendevano il tappeto rosso, commissionando lotti di camici e mascherine con una procedura d’affidamento diretto, senza neppure consultare altre aziende; dopo, soltanto dopo, la Corte dei Conti siciliana, che il 5 marzo, all’inaugurazione dell’anno giudiziario, si sveglia dal torpore e segnala il rischio. L’indagine coordinata dalla procura della Capitale, costata l’arresto al proprietario (croato) della ditta di cui sopra, vede coinvolto anche l’ex Ministro dell’Agricoltura, Saverio Romano, per traffico illecito d’influenze. Quello che il procuratore Gianluca Albo teme che avvenga, in realtà, è già accaduto. E cioè: “Evitare che la fase repressiva si risolva in una mesta presa d’atto della distrazione del finanziamento e formale punizione del responsabile”.

Agevola tutto la pandemia. La necessità di accelerare le procedure, spesso, porta le stazioni appaltanti a preferire alle classiche gare d’appalto strumenti più rapidi: come le procedure negoziate, dove si decide quali imprese invitare a partecipare; o, come nel caso di European Network e la fornitura da 4,75 milioni per tute e camici da parte della Protezione civile regionale, con l’affidamento diretto, lasciando fuori la concorrenza. Un gravissimo rischio. Per questo Albo insiste: “Bisogna trovare adeguati meccanismi di monitoraggio sull’affidamento e sul primo impiego delle risorse. E’ possibile prevedere che nei prossimi dieci anni si attiveranno complessi procedimenti di spesa lungo percorsi amministrativi nei quali si anniderà il rischio di sprechi e appropriazioni. Già si colgono i segnali di una aggregazione di interessi perfino superiori a quelli di rango criminale. L’obiettivo sono i fondi ingentissimi destinati ai ristori e alla ripresa”. Tutto giusto, ma probabilmente tardivo.

La Corte dei Conti, attesa al varco da numerose decisioni che pesano sul futuro dell’Isola (a partire dal pronunciamento sulla parifica del rendiconto della Regione), si è soffermata sull’indifferenza della sanità siciliana di fronte alle prescrizioni del codice di giustizia contabile: “Alcune aziende sanitarie – ha detto Albo – anziché investire la Procura con complete denunce di danno erariale per errori sanitari o altre fattispecie di danno, si sono limitate a ‘trasmissione atti’ e, solo dopo specifiche diffide, hanno iniziato a conformarsi agli obblighi previsti dal codice”. L’affondo di Albo è proseguito: “L’amministrazione regionale – ha spiegato il procuratore – non risulta si sia attivata con una regolamentazione generale e necessaria per chiarire le competenze interne ed evitare elusioni o sovrapposizioni in una materia delicata quale, per la Regione siciliana sicuramente dovrebbe essere, la tutela dell’Erario”. La critica è un cartellino giallo sventolato in faccia al governo siciliano, che in questi giorni prova ad arrabattarsi fra un documento contabile e l’altro. Ma ciò che manca al ragionamento del procuratore è un pizzico di autocritica.

L’obiettivo della Corte dei Conti, giura alla fine Gianluca Albo, non è un’azione meramente repressiva. Ma prevenire – anche in vista dell’arrivo dei fondi del Recovery – tenendo presente che la Sicilia “ha uno dei tassi più alti di distrazione di risorse pubbliche”. La sanità – vero indiziato della conferenza di questa mattina – è il settore nel quale si riscontrano le criticità più significative e non soltanto sotto il profilo erariale, ma anche sotto quello dell’efficienza dei servizi messa in discussione per la diffusa inutilizzazione di apparecchiature di alta specializzazione. Ci sono anche casi di sospetta dilatazione delle spese. E si spende troppo, ha puntualizzato Albo, per la sanificazione egli ambienti.

Il procuratore, dopo aver sciorinato alcuni numeri, ha denunciato la carenza d’organico del suo ufficio che è del 42 per cento, “la più alta d’Italia”, e l’enorme carico di lavoro che grava sui sette magistrati contabili in servizio: ognuno deve controllare ben 338 amministrazioni. Albo ha citato il dato di 7500 denunce presentate nel 2020 alle quali corrispondono solo 500 istruttorie aperte. Anche all’interno della Corte dei Conti non tutto fila liscio.

Fava: per il governo Musumeci la sanità è solo nomine e incarichi

“Del modo in cui si spendono i 9 miliardi della sanità regionale, degli sprechi, delle malversazioni e dei clientelismi in Sicilia si occupano solo le Procure e la Corte dei Conti. E’ questa la posizione del Governo Musumeci, che intanto resta sul pero, perfino infastidito se qualcuno porge una domanda irriverente. Così il Presidente ha spiegato ai cronisti che lui fa il presidente e che non si occupa di spesa medica: sembra Maria Antonietta, alla vigilia della presa della Bastiglia. Evidentemente per questo governo la sanità è solo sottogoverno, nomine, incarichi, prebende. Al resto, come sempre, deve pensarci la magistratura”. Lo ha dichiarato il Presidente della Commissione Regionale Antimafia Claudio Fava.