“Al peggio non c’è mai fine” non è una frase fatta. Rispecchia in pieno i problemi dell’agricoltura siciliana, di migliaia di produttori che hanno cominciato il 2019 in ginocchio, a causa delle potenti gelate e delle nevicate a bassa quota, fin quasi sul livello del mare, che hanno azzannato le colture. La fascia trasformata, quella che si estende da Niscemi e Vittoria, è lacerata nel profondo. Intere piantagioni di carciofi spazzate via dal freddo, ma anche zucchine e pomodori.

La raccolta si ferma e, chi riesce, passerà a nuova semina. Ma nel frattempo può adocchiare le “offerte” della politica Poche, pochissime, rispetto alle calamità che puntualmente si abbattono su un settore provato e quasi rassegnato. Che ormai non ha nemmeno voglia di appellarsi alle misure assistenziali che arrivano da Stato e Regione (si apprende da fonti ufficiose, che nel Ragusano soltanto in tre abbiano segnalato i danni provocati dalle ultime intemperie). Ad ammettere le difficoltà è l’assessore regionale all’Agricoltura, Edy Bandiera: “Il dramma vissuto dalla nostra agricoltura è frutto di una crisi strutturale e di organizzazione del sistema, e in qualche caso di un’assenza pluridecennale della politica. E’ chiaro che fra siccità, alluvione, terremoto, neve e gelo, abbiamo una calamità a settimana e le risorse non bastano mai. Io sono vicino agli agricoltori. Anche stavolta abbiamo fatto il possibile per rimanere sul pezzo”.

Lei ha annunciato che porterete in giunta la richiesta dello stato di calamità. Destinatario: il Ministero delle Politiche agricole. Avete già quantificato i danni e le zone più colpite?

“Da subito abbiamo messo in moto i nostri uffici periferici, su tutti gli Ispettorati dell’agricoltura, per effettuare i sopralluoghi. Stiamo raccogliendo tutte le segnalazioni. La normativa prevede il censimento dei danni per valutarne e verificarne sia la perimetrazione che l’entità, in termini di percentuale sulla produzione lorda vendibile. I parametri previsti dalla legge per far scattare la declaratoria sono superati. Nelle colture di carciofi, zucchine e pomodori, prevalentemente nel Ragusano, nel Gelese e nel Niscemese, registriamo danni che vanno nell’ordine medio del 50% della produzione. Ma anche nella piana di Catania ci sono molte criticità, specialmente negli agrumeti. Temiamo che le basse temperature abbiano arrecato danni alla qualità del frutto”.

Cosa consiglia in questa fase ai produttori?

“Di segnalare i danni agli Ispettorati provinciali di competenza, in maniera tale da completare quanto prima il censimento e portare in giunta la richiesta dello stato di calamità. Questo è un invito rivolto anche ai sindaci”.

Sa che molti produttori, per manifesta sfiducia, non ha più nemmeno voglia di segnalare i danni subiti? Talvolta gli iter per l’ottenimento di un indennizzo sono troppo lunghi e spesso quei soldi nemmeno arrivano…

“Spesso non si riesce a risarcire il danno perché assicurabile, è vero. Ma in qualche caso, come per l’alluvione dello scorso ottobre, si riesce. La segnalazione è consigliata a prescindere e non costa nulla. Lo Stato potrebbe intervenire anche con dei benefici tributari, come è accaduto in passato. E, comunque, stavolta c’è un elemento nuovo”.

Quale?

“La nevicata a bassa quota è l’aspetto che ci può e deve consentire di far leva, nei confronti del Ministero, sulla questione dell’eccezionalità dell’evento. Le intemperie, in quanto danni “assicurabili”, non sono finanziariamente ed economicamente risarcibili per la normativa vigente. Quando un evento diventa “eccezionale”, leggasi alluvione, qualcosa si muove. Comunque, bisogna migliorare sotto il profilo della cultura assicurativa. Lo Stato rimborsa fino al 60% delle polizze, di questo bisogna tener conto”.

Adesso che passi farete col Ministero?

“Apriremo subito una interlocuzione con Roma, perché quello del risarcimento è un tema che lo Stato pratica poco e male. Non se ne può uscire ogni volta con pochi milioni di euro a fronte delle centinaia che servirebbero… La nevicata ci permetterà di chiedere una ulteriore deroga al piano assicurativo. Vista l’eccezionalità dell’evento, richiederemo di impinguare il fondo di solidarietà nazionale per risarcire il danno o parte del danno agli agricoltori. Devo dire che a ottobre, dopo l’alluvione, tutte le nostre istanze sono state accolte”.

Per l’alluvione avete stimato una perdita di oltre 400 milioni di euro. Com’è andata?

“Su richiesta della Regione siciliana, lo Stato non solo ha accordato la deroga al decreto legislativo 102 del 2004, e quindi alla assicurabilità dei danni rendendoli risarcibili, ma ha esteso la nostra proposta alle 13 regioni alluvionate. Siccome i danni, nel complesso, hanno superato i tre miliardi, Roma chiederà l’attivazione del Fondo di solidarietà europeo. Per questo motivo ci aspettiamo provvidenze economiche da parte dell’Unione. Rimarco un concetto: la Sicilia ha chiesto la deroga al piano assicurativo e lo Stato, nell’ordinanza statale di Protezione Civile, l’ha estesa a tutte le regioni alluvionate. Siamo stati i capofila di quella iniziativa”.

Ma la Regione ha nelle sue disponibilità delle risorse da destinare a questo tipo di emergenze?

“Già nella scorsa Finanziaria, la Regione ha fatto ciò che non è previsto che faccia: ha appostato alcuni milioni di euro in un fondo regionale, un aiuto extra che deve bypassare la normativa degli aiuti di Stato. Sotto Natale è arrivato anche il sigillo dell’Unione Europea, che ha approvato il “regime d’aiuto”, senza il quale non sarebbe stato possibile erogare queste somme. Si tratta di un fondo da 2,5 milioni l’anno per tre anni. Sappiamo che non è una grossa cifra, ma può aiutare ad alleviare alcune difficoltà”.

E poi c’è un bando da 5 milioni di euro che serviranno alla prevenzione delle calamità e degli eventi atmosferici.

“E’ una misura prevista dal Piano di Sviluppo Rurale per mettere a punto azioni di prevenzione. Si potranno realizzare investimenti destinati alla dotazione di impianti antigrandine e alla difesa da frane, al miglioramento delle infrastrutture per una migliore regimentazione delle acque, all’adeguamento di strutture serricole già esistenti. Una serie di azioni preventive, per arginare o eliminare anche i danni provocati dal maltempo”.

Bastano queste misure per arginare lo scetticismo di migliaia di produttori?

“Se non bastano, porto un altro esempio. In questi giorni stiamo risarcendo, per l’80%, gli agricoltori di Pachino danneggiati dalla nevicata di Capodanno nel 2015. E’ un intervento da due milioni di euro. Un modo in più per dire che segnalare non costa nulla”.

Uno dei risultati più lusinghieri del 2018, annunciato da Musumeci proprio l’ultimo giorno dell’anno, è stato il raggiungimento degli obiettivi di spesa comunitari fissati dall’Unione Europea. Con l’Agricoltura vi siete addirittura superati…

“Abbiamo certificato 185 milioni in più rispetto al parametro annuale imposto dall’UE (562,3 rispetto ai 377 richiesti da Bruxelles). E’ un risultato importante che testimonia l’impegno costante messo in campo sin dal nostro insediamento. Questo traguardo si accosta a un altro risultato di prestigio: siamo la prima regione italiana per entità di erogazioni già effettuate in questi mesi da Agea (Agenzia per le erogazioni in agricoltura) direttamente agli agricoltori. C’era un sistema bloccato, dei ritardi pazzeschi. Adesso le somme relative al 2015, 2016, 2017 stanno finalmente entrando nelle tasche degli agricoltori. E la cosa più bella è aver incontrato parecchi di loro che mi hanno confermato la notizia. Questo è frutto di un importante lavoro di concertazione con le associazioni di categoria: abbiamo fatto tavoli tecnici, individuato le anomalie, chiesto dei correttivi. E infine Agea ha sbloccato questi soldi che rappresentano ossigeno puro”.

Al di là della crisi – acclarata – del settore, il governo si è dato da fare.

“Credo che questi dati oggettivi testimoniano un grande impegno. La capacità della macchina burocratica dell’assessorato all’Agricoltura di fare questo salto di qualità, c’è stato riconosciuto anche a livello nazionale e comunitario. Mentre con le parole si può essere bravi, i numeri non mentono”.