“Sarà mia cura in tempi brevi venire a Siracusa, visionare di persona quanto si sta realizzando nella piazza d’armi davanti al Castello Maniace e ascoltare tutti” . Così parlò l’assessore regionale ai beni culturali Sebastiano Tusa a cui ieri avevamo dato del “Pasquale” per il suo silenzio sull’affaire che sta scuotendo la città di Archimede e la stampa nazionale.

(Riassunto delle puntate precedenti. Il Demanio statale ha dato in concessione per 12 anni, al canone di 1230 euro al mese, la piazza d’armi di 5000 metri quadri davanti al maniero federiciano sulla punta sud dell’isola di Ortigia a Siracusa. Il progetto di “valorizzazione” prevede una zona ristoro con ampia tettoia per la quale è stata realizzata una base di manierocemento con relativi scavi per la posa dei cavi per alimentazione e servizi. Sul manufatto e sul progetto in generale all’indomani del ballottaggio del 24 giugno s’è scatenata una polemica rovente, giunta agli onori della grande stampa con una paginata di Stella sul Corriere della Sera, dirette Facebook e corsivi di Sgarbi. Da due settimane si susseguono scambi di accuse fra destra – e un pezzo di sinistra radical ambientalista – che contesta il progetto e giunta comunale di sinistra, sindaco in testa, che difende l’opera che ha avuto l’ok della Soprintendenza ai beni culturali, che dipende dalla Regione).

“Verificherò quanto sta accadendo – aggiunge Tusa – ed esprimerò un indirizzo sulla vicenda, perché agli assessori spetta esprimere indirizzi, agli uffici agire di conseguenza”.

L’assessore tuttavia intende riportare la questione sul piano culturale. “Finora – rileva – mi pare ci sia stata molta polemica politica. Ho parlato con la soprintendente Rosalba Panvini, uno dei dirigenti più preparati dell’amministrazione – dice l’assessore – e da ciò che mi ha spiegato non mi pare emergano caratteri di danneggiamento del bene”. E quando ricordiamo la levata di scudi delle “grandi firme”, Tusa si chiede: “Ma loro l’hanno visto il progetto?”

Inoltre, aggiunge l’assessore, “non mi risulta che Italia Nostra contesti il progetto né mi pare che grossi nomi nel campo della tutela dei beni culturali si siano espressi contro quest’opera”.

Insomma, lascia intendere Tusa, di primo acchito parrebbe più una querelle politica che una reale minaccia al patrimonio monumentale siciliano. “Ma – chiarisce subito l’assessore – è mio dovere approfondire la questione nel momento in cui alle contestazioni di carattere politico si sommano, come mi pare stia accadendo, contestazioni di carattere specificamente culturale”.

Da qui la decisione della missione a Siracusa e toccare con mano cosa succede in città.