“Perché mai dovrei dimettermi? Di cosa sono responsabile? A me toccava un pezzo del lavoro: cioè scrivere il bando e pagare le imprese con un sistema trasparente. L’unico ammesso dal legislatore nazionale era il click day”. La tempesta è passata da qualche giorno, ma l’assessore alle Attività produttive, Mimmo Turano (Udc), non ha ancora smaltito i postumi. Ha tutti contro: i partiti d’opposizione, in primis, ma anche Sicindustria, che ha considerato “una vergogna” la decisione di Musumeci & co., in seguito al crack della piattaforma informatica, di passare al piano b). Quello che prevede contributi a pioggia – gli industriali hanno calcolato una “elemosina” da 2.235 euro a testa – per tutte le imprese che si erano registrate al portale SiciliaPEI.

La situazione è persino più grave se si pensa che a sei mesi dal parto (problematico) della Finanziaria “di guerra”, il bando da 125 milioni è l’unica misura attuata dal governo. “Noi – si difende Turano – abbiamo soltanto deciso di sostenere le imprese con un contributo a fondo perduto, e di farlo con le risorse a disposizione, che ahimè sono esigue. Avevo le idee chiare: tant’è che il ristoro oggettivo pensato inizialmente, mirava a far fallire meno imprese possibili. Ma si poteva applicare con un solo meccanismo: il click day. Può piacere o meno – a me personalmente non piace – ma ripeto: era l’unico individuato dal legislatore nazionale. Tutte le regioni e gli enti stanno operando con questo sistema: fino all’altro ieri il Ministero dell’Ambiente l’ha usato per un bando sulle biciclette con pedalata assistita. Non c’era alcuna anomalia in questa scelta”.

L’anomalia si è presentata nella notte fra domenica e lunedì.

Tim ha già detto che l’errore è stato umano ed è imputabile a loro. Ma io mi sono sentito in dovere, comunque, di chiedere scusa a tutte le aziende danneggiate”.

Qualcuno, però, avrà scelto di esternalizzare il servizio alla Tim. Cioè la Regione.

“La colpa non si può assolutamente addebitare al dipartimento alle Attività produttive. Noi, dopo aver preparato il bando, lo abbiamo trasmesso all’Arit per sviluppare la piattaforma e renderlo applicabile. Il nostro scopo esula da qualunque valutazione tecnica”.

L’Arit è l’autorità regionale per l’innovazione tecnologica, che fa capo all’assessorato regionale all’Economia diretto da Gaetano Armao. Con sede in via Thaon de Revel, a Palermo, nel medesimo complesso di Sicilia Digitale. Perché non si è pensato di affidare la progettazione della piattaforma alla società informatica della Regione?

“Io non ho le competenze per capire a chi ci dobbiamo affidare e cosa dobbiamo fare. Io ho sviluppato un bando e l’ho mandato all’Arit. Punto. Non so se Sicilia Digitale era nelle condizioni di assolvere al servizio. Ma nel caso di specie l’Arit si è rivolta alla Tim, che mi sembrava un player di un certo prestigio. Non è mica andata a cercare una società di campagna…”.

E poi?

“E poi c’è stato un errore umano di cui bisogna prendere atto. Di fronte all’incertezza che questo errore potesse ripetersi, ho preferito cambiare strategia”.

Claudio Fava, in un’intervista a Buttanissima, ha spiegato che quando si presenta una falla nel sistema, non si può sempre scaricare su altri la responsabilità E ha chiesto le sue dimissioni. Cosa risponde?

“Ho come l’impressione che l’onorevole Fava ce l’abbia con me… Se fosse venuto in aula a fare il suo lavoro di parlamentare e ad ascoltare la relazione in cui Tim si è assunta la responsabilità dell’accaduto, oggi non direbbe questo”.

Anche Sicindustria ha polemizzato con la scelta dei contributi a pioggia.

“Questo gioco al massacro non fa bene a nessuno, nemmeno a Sincidustria. Prima mi ha criticato perché il click day non andava bene, senza però offrire un’alternativa. Poi perché, cambiando meccanismo, si danno troppi pochi soldi alle imprese. Insomma, è sempre il momento giusto per crocifiggere l’assessore”.

Però è vero che con 2 mila euro e rotti, le imprese non potranno salvarsi dalla pandemia…

“Non posso fare altrimenti. Adotteremo questo meccanismo di ristoro, del tutto equo, per quelli che hanno subito un danno a causa del lockdown. Saranno circa 3 mila euro ad impresa, o su di lì. Venerdì il nuovo bando è stato apprezzato dalla giunta, entro mercoledì finirà alle commissioni parlamentari per una valutazione, e poi sarà esitato”.

Ci sarà qualche cambiamento nella platea dei beneficiari?

“Quelli che si erano iscritti alla piattaforma sono salvi. Ma c’erano delle aziende che si erano fatte da parte perché non condividevano il sistema del click day: a queste dobbiamo dare la possibilità di partecipare. Vediamo quanti si iscriveranno. Il mio obiettivo è pagarle il prima possibile. Daremo un sostegno e un ristoro a tutti nella speranza che questo aiuto possa servire. E spero che in sede di valutazione politica da parte dell’assemblea, si possano aggiungere ulteriori risorse per aiutare le imprese”.

E’ una beffa perché il Bonus Sicilia è l’unica misura adottata dal governo nel post-Finanziaria.

“Vedrà che usciranno a breve anche le altre iniziative. Il governo si muove in maniera collegiale”.

L’unica nota lieta di questa settimana “nera” è il risultato dell’Udc a Marsala: oltre il 10%. E in generale di tutta l’area moderata della coalizione di governo. In Sicilia c’è ancora voglia di centro?

“Non c’era bisogno della celebrazione conclamata di queste Amministrative per capire il ruolo strategico del centro moderato. Lo dico senza voler essere presuntuoso: quest’area politica nel Paese va ricostruita, mentre nell’Isola va solo strutturata. Bisogna farlo attraverso un progetto nuovo e diverso che abbia pure uno slancio nazionale”.

I populismi sono stati spazzati via.

“Aspetterei a dirlo. Ogni elezione ha la sua storia. Oggi sono cambiate le tendenze, ma i nuovi esperimenti sono tutti falliti”.