Le fondamenta di questo Bilancio sono fragili. Da un lato per la decisione (spregiudicata?) di riempire i capitoli di spesa destinati all’emergenza con fondi comunitari da riprogrammare; dall’altro, perché il destino di numerose voci è legato al negoziato fra Palazzo d’Orleans e il Ministero dell’Economia, relativamente al miliardo di contributo alla finanza pubblica che l’assessore Armao spera di trattenere a Palermo. Ci sono tutti gli elementi, secondo il capogruppo del Movimento 5 Stelle, Giorgio Pasqua, per definirlo “un marasma”. “Abbiamo capito che i soldi non ci sono, o meglio, sono soltanto virtuali – esordisce il portavoce grillino – perché oggetto di una discussione in conferenza Stato-Regioni. La Finanziaria si basa soltanto su fondi Poc (programma operativo complementare) e Fse (fondo sociale europeo). L’hanno confermato anche gli uffici dell’assemblea. Praticamente rimane tutto sospeso. Sulla trattativa con Roma il governo regionale è arrivato in clamoroso ritardo”.

E’ sorpreso o se l’aspettava?

“Noi, come capigruppo d’opposizione, abbiamo incontrato Musumeci in videoconferenza prima che venisse adottata la delibera di giunta. Il disegno di legge prevedeva altre fonti di finanziamento. Qualche giorno fa, in commissione Bilancio, sia l’assessore all’Economia che i dirigenti erano imbarazzati e non hanno saputo rispondere alle nostre domande. Il giudizio è negativo”.

Erano diverse le fonti di finanziamento o anche l’impianto della Legge di Stabilità?

“In realtà avevamo chiesto di depurare la Finanziaria da tutto ciò che non avesse alcuna attinenza con l’emergenza economica e sanitaria. Queste altre voci sarebbero dovute finire in un’altra legge – abbiamo preferito non chiamarla “collegato” – che avrebbe goduto di fonti di finanziamento autonome, da acquisire in un momento successivo. E che fosse separata dalla Legge di Stabilità”.

E invece cos’è successo?

“Che mentre si discute di emendamenti all’articolo 1 (Disposizioni in materia di enti locali e stabilizzazioni), gli assessori provino a mettere pezze un po’ ovunque. Come nel caso del provvedimento dei cento milioni, che i Comuni nemmeno richiedono per le difficoltà di rendicontazione. E’ un marasma. E non mancano le brutte sorprese”.

Quali?

“Il capitolo che riguarda la disabilità è stato incrementato di 42 milioni, e portato a 164 milioni complessivi. Peccato che lo scorso anno ne avessimo spesi 250. Capisce? Ne mancano 86… Ammesso che si deciderà di non toccare gli assegni di cura per i disabili gravissimi, i tagli investiranno i Comuni che non potranno garantire i servizi. A proposito di Comuni: avranno 130 milioni in meno rispetto al Bilancio dell’anno scorso. Si tratta di sorprese pesanti e intollerabili”.

Perché molti Comuni siciliani, date le difficoltà in cui versano, non hanno sottoscritto l’atto di adesione per accedere al sostegno alimentare dei 100 milioni garantito dalla Regione?

“Queste somme provengono da fondi europei e le procedure di rendicontazione sono gravose. Come fai ad accettare un contributo di centomila euro, su un Bilancio comunale di 2 o 3 milioni, se c’è il rischio che quelle somme – a causa di un errore nella rendicontazione – non ti vengano più date? Da dove le recuperi? Per questo i sindaci sono terrorizzati. Avevo chiesto alla Regione di prevedere un modello unico di rendicontazione e farsi carico di eventuali errori. Non lo ha fatto. Molti cittadini quei soldi non li vedranno mai”.

La burocrazia ha già impallato l’erogazione della cassa integrazione in deroga. Oltre centomila siciliani rimangono in attesa.

“Non so perché si sia perso un mese di tempo, non conosco i tempi della comunicazione al dipartimento del Lavoro. Ma qualcosa si intuisce dall’ultima nota dell’assessorato, che svela un errore di tipo procedurale nella conversione dei file dal formato .pdf a .xml. E l’abc per chi capisce  di programmazione. Ma siamo arrivati al punto che l’assessorato ha preso i file originari in .xml, li ha convertiti in .pdf e adesso li deve riconvertire mediante una ditta esterna. Follia pura. I consulenti del lavoro di Siracusa si erano offerti volontari per dare una mano ai centri per l’impiego: avevano calcolato che per ogni dipendente – considerati pure gli uscieri e i dirigenti – ci fosse un faldone di 270 pratiche da smaltire. Temo che ci vorranno mesi. Difficilmente, come ha detto l’assessore Scavone, si riuscirà a completarne 3 mila al giorno. Ci credo poco”.

Siamo in ritardo rispetto a tutte le altre regioni.

“Proprio ieri mi è giunto un report dell’Inps. Nel Lazio sono stati staccati cinquemila assegni, in Campania quattromila. La Sicilia invece non ha spedito una sola pratica. Di questo passo i cassintegrati non vedranno un euro prima di giugno”.

In Finanziaria ha trovato, a parte i prestiti agevolati mediati da Irfis, delle soluzioni in grado di contrastare la crisi di famiglie e imprese?

“La mia preoccupazione principale sono i soldi che vengono a mancare. I 130 milioni per i Comuni, gli 86 per i disabili. Ci sono delle situazioni difficili che rischiano davvero di aggravarsi. A legislazione vigente, i soldi promessi dal governo non ci sono. E siamo fortemente critici anche sulla formula del credito a consumo di cui si parla nell’articolo 7 della Legge di Stabilità: cioè i 100 milioni affidati all’Irfis, che si affida a qualcun altro (le banche) per erogare prestiti in parte a fondo perduto. Non so se è uno strumento che possa aiutare realmente le imprese. Con queste risorse sarà molto difficile garantire una boccata d’ossigeno a chi sta soffrendo”.

Secondo lei è mancato qualcosa nella gestione dell’emergenza sanitaria? All’Asp di Siracusa l’assessore Razza ha inviato un’ispezione per capire cosa è successo.

“Qualcosa da sistemare c’è, è innegabile. Tutti parlano malissimo del nostro sistema sanitario, ma io che faccio parte della commissione Salute e ho girato tutti gli ospedali siciliani, ho avuto a che fare con professionisti seri e preparati. Le dirò di più: se mi ammalassi di Coronavirus, chiederei di essere curato all’ospedale Umberto I di Siracusa, perché conosco i medici, sono bravi e capaci. La fase-2 non può coincidere con il “liberi tutti”, altrimenti rischiamo le stesse ripercussioni di Hong Kong e Singapore, dove la seconda ondata dell’epidemia è stata più violenta della prima. Occorre mettere a punto alcune cose, e parlo soprattutto di distanziamento sociale. E’ chiaro che dopo la pandemia anche la sanità siciliana non sarà più la stessa”.

Il deputato Sergio Tancredi è stato espulso dal collegio dei probiviri: all’Ars il vostro contingente scende da 20 a 19 elementi. Anche il Movimento 5 Stelle è in precarie condizioni di salute?

“Credo che questa cosa, negli ultimi mesi, sia stata un po’ enfatizzata. Qualcuno ha l’abitudine di guardare dal buco della serratura e vedere caos ovunque. In realtà si tratta di normale dialettica fra posizioni differenti, che c’è sempre stata e ci sarà. Quello che è successo negli ultimi giorni, invece, è un po’ più grave: un nostro collega non ha rispettato una delle regole fondanti del Movimento, quella della rendicontazione, ed è stato espulso. Io sono felice quando rendiconto ogni singolo scontrino e faccio il bonifico per restituire parte dello stipendio. Quei soldi vengono utilizzati per cause nobili: con gli ultimi 300 mila euro risparmiati, abbiamo aiutato le Asp e la Protezione Civile, comprato ventilatori polmonati e contribuito all’assistenza alimentare”.

Tancredi, però, negli ultimi tempi s’è schierato dalla parte dei “responsabili”. Di quelli che avrebbero preferito dialogare con il governo. Quanto ha influito nella sua espulsione?

“Non è questo il motivo per cui perdiamo un deputato. Avevo suggerito più volte a Tancredi di procedere con la rendicontazione, ma sarà lui – se vorrà – a spiegare perché non l’ha fatto”.

E’ vero che ha chiesto al segretario generale dell’Ars di poterlo rimpiazzare?

“Sì, ma solo allo scopo di garantire la dotazione iniziale del nostro gruppo parlamentare. Non è stato possibile. Vorrà dire che andremo avanti così, con due deputati (Zito e Sunseri)”.