Commissario delegato per l’emergenza incendi. E ancor prima per l’emergenza rifiuti. E nel frattempo, per quella sanitaria. Nel corso di questa legislatura il presidente della Regione Nello Musumeci, che già fatica sul piano amministrativo a mandare avanti la baracca, ha collezionato una caterva di incarichi speciali, dettati da situazioni ‘eccezionali’ che, però, rimangono sul tappeto. Non si può certo dire, infatti, che il governatore abbia risolto la piaga della monnezza. Solo qualche giorno fa Selvaggia Lucarelli ci ha mostrato lo scempio della Val di Noto, dove alcune discariche a cielo aperto inficiano pesantemente la bellezza barocca di quel lembo di terra. Per non parlare dell’arabeggiante Palermo, già vittima della sua governance, e del tutto abbandonata dall’esecutivo regionale, che scarica la responsabilità dei rifiuti sul Comune e sulla Rap.

Ma andiamo per gradi: con un’ordinanza del marzo 2018, qualche mese dopo il suo insediamento a palazzo d’Orleans, Nello Musumeci viene nominato dall’allora capo della Protezione civile nazionale, Angelo Borrelli, commissario delegato all’emergenza rifiuti. L’ordinanza, che arriva a seguito della dichiarazione dello stato d’emergenza, prevede che il commissario sia coadiuvato dal dirigente generale del dipartimento regionale Acqua e rifiuti, Salvatore Cocina, e dal prefetto in pensione Vittorio Piscitelli, cui spetta il compito di monitorare, vigilare e controllare l’attività della struttura. Tra gli interventi previsti, il trasferimento fuori regione della monnezza, la realizzazione della settima vasca nella discarica di Bellolampo a Palermo (i lavori sono stati consegnati una manciata di giorni fa), la realizzazione di una nuova vasca per il TPS1 (rifiuti urbani non pericolosi) e una per i rifiuti solidi urbani a Trapani, la realizzazione di un impianto per il trattamento della Forsu (Frazione Organica del Rifiuto Solido Urbano) a Casteltermini, i lavori per la messa in esercizio della discarica dedicata ai rifiuti non pericolosi a Castellana Sicula e i lavori di completamento e potenziamento dell’impianto di compostaggio della frazione organica proveniente dalla raccolta differenziata nel comune di Vittoria (Ragusa).

Evidentemente qualcosa non funziona, e Musumeci, che non è uno che fa sconti, esterna le sue perplessità: “Continuo a sentirmi un commissario straordinario dimezzato. Nessuno dei poteri speciali derogatori al sistema che vige da decenni, è infatti stato conferito al sottoscritto – dichiara a ottobre 2018, durante una seduta a palazzo dei Normanni – Sento dire in giro: il presidente Musumeci è commissario straordinario per l’emergenza rifiuti in Sicilia. Niente di più falso. Il presidente è commissario soltanto per sei interventi. Di fatto, un commissario dimezzato. L’ordinanza del governo centrale, e non per iniziativa del governo regionale, prevede il trasporto dei rifiuti in eccedenza fuori dall’Isola – disse inoltre -. Trasferire i rifiuti fuori è una richiesta del governo Gentiloni che non è stata negata dall’attuale governo, quindi procediamo su questa linea: questo significa porre gli oneri sulla tariffa e sulla tassa di smaltimento e su questo non è previsto alcun potere speciale. Abbiamo finora evitato che i cittadini e i comuni fossero caricati di altri oneri, non c’è stato infatti alcun bisogno di trasferire fuori un solo chilogrammo di rifiuti”.

Il bisogno era diventato quasi impellente un paio di mesi fa, con la prospettiva che la discarica di Lentini – dove si appoggiavano 174 comuni – arrivasse alla saturazione e, quindi, alla chiusura. Così il dipartimento Acqua e rifiuti ha pubblicato una manifestazione d’interesse per il trasporto della monnezza indifferenziata fuori regione (si pensava di coprire le spese attingendo ai soliti fondi europei). Non se n’è fatto nulla. Evidentemente non serve più. Così, nel volgere di poche settimane, si è passati al piano b): bruciare i rifiuti per produrre energia. La Regione ha pubblicato un altro avviso per la realizzazione di due termoutilizzatori in project financing: i privati avranno tempo fino al 2 novembre per presentare la documentazione. Un altro intervento previsto dalla struttura commissariale, cioè l’allargamento di Bellolampo con la creazione della settima vasca, è ancora fermo: i lavori sono stati consegnati alla ditta solo il 27 agosto. Ci vorranno sette mesi per vederla ultimata.

L’iniziativa – come segnalato da una nota di palazzo d’Orleans – rientra tra i progetti dell’ordinanza di protezione civile emanata il 29 marzo 2019 per “favorire e regolare il subentro della Regione Siciliana nelle iniziative finalizzate a consentire il superamento della situazione di criticità determinatasi nel territorio della Regione Siciliana nel settore dei rifiuti urbani”. E’ la stessa ordinanza che, di fatti, chiude l’epoca di Musumeci commissario e pone in capo alla Regione il “coordinamento delle attività necessarie al superamento della situazione di criticità”. In questo si avvarrà della struttura di supporto messa in piedi l’anno prima per il contrasto dell’emergenza. Che, in parte, può dirsi superata. Ma l’emergenza è viva e in mezzo a noi. Mancano, invece, i provvedimenti utili ad attutirla: la differenziata viaggia a scartamento ridotto, gli impianti pubblici non soddisfano il fabbisogno, mentre i privati si arricchiscono. Così sarà difficile uscirne. Vuoi vedere che serve un commissario?

Musumeci, al momento, contempla altri orizzonti. Venerdì, infatti, è stato nominato dal governo nazionale commissario delegato per fronteggiare l’emergenza dovuta agli incendi che nell’ultimo mese hanno colpito la Sicilia. Il provvedimento è stato firmato dal capo della Protezione civile Fabrizio Curcio e segue la delibera del Consiglio dei ministri del 26 agosto con la quale è stato dichiarato, per sei mesi, “lo stato di emergenza in conseguenza dell’eccezionale diffusione degli incendi boschivi”. All’Isola, nelle more della ricognizione dei fabbisogni, sono stati assegnati per l’attuazione dei primi interventi due milioni di euro. Spetterà a Musumeci individuare, anche grazie alla mappatura satellitare messa a disposizione dalla Protezione civile, i Comuni, le aree interessate e l’ammontare dei danni, oltre a predisporre, contestualmente, un Piano degli interventi urgenti. Quattro gli ambiti nei quali sarà possibile operare: attività di soccorso e assistenza alla popolazione; ripristino della funzionalità dei servizi pubblici e delle infrastrutture di reti strategiche compromesse, danneggiate o interrotte; prime misure di immediato sostegno al tessuto economico e sociale nei confronti della popolazione e delle attività economiche e produttive; individuazione degli interventi, anche strutturali, per la riduzione del rischio residuo nelle aree colpite finalizzati alla tutela dell’incolumità pubblica e privata. I risultati sono tutti da valutare.

Mentre non appaiono confortanti quelli ottenuti da Musumeci in qualità di commissario delegato per l’emergenza Covid. L’incarico, conferito dall’ex commissario straordinario Domenico Arcuri, riguarda “l’attuazione degli interventi finalizzati alla realizzazione delle opere previste nel Piano Regionale approvato dal Ministero della Salute” con il quale “vengono riorganizzate le terapie intensive e sub-intensive nella rete ospedaliera siciliana”. A Musumeci spetta il compito di aggiornare la pianificazione operativa degli interventi alla luce delle semplificazioni previste dalla legge; di indicare una struttura di coordinamento, monitoraggio, controllo e rendicontazione (il soggetto attuatore diventa l’ing. Tuccio D’Urso); di attuare le opere e porre in atto i servizi necessari connessi, quale progettazione, direzione lavori, coordinamento della sicurezza e collaudi; di accelerare i processi d’appalto e, in generale, la tempistica riguardante l’affidamento degli incarichi e dei lavori. Il problema è che su 79 cantieri avviati, soltanto 6 sono arrivati alla conclusione (tra questi la consegna di alcuni posti di Terapia intensiva al Civico e al Policlinico di Palermo). Gli altri interventi, previsti entro giugno, sono ancora incompleti. Alcuni, addirittura, non sono nemmeno cominciati. Qualche mese fa, con una interpellanza al Ministro della Salute, il Partito Democratico aveva chiesto di “verificare l’operato” di Musumeci, che si sarebbe dimostrato “inadeguato e impreparato a gestire l’emergenza” e “valutare la possibilità di riconsiderare la sua nomina”.

Il commissario Musumeci, però, è alle prese anche con un’altra questione. La realizzazione dell’autostrada Ragusa-Catania, di cui si parla ininterrottamente da 30 anni. A giugno, dopo l’acquisizione del progetto da parte di Anac (dal gruppo Sarc dei Bonsignore), il governo nazionale ha accontentato il presidente della Regione nominandolo commissario straordinario. Quella di Musumeci è l’unica figura politica: tra i 29 commissari scelti dal governo Draghi per portare a termine una sessantina di opere in tutta Italia, la maggior parte è costituita da funzionari dell’Anac. Ossia l’azienda di Stato con cui Musumeci ha spesso polemizzato per la gestione delle arterie di sua competenza nell’Isola. Musumeci, inaugurando la conferenza dei servizi, ha avviato il primo procedimento della sua gestione inerente “l’apposizione del vincolo preordinato all’esproprio e la dichiarazione di pubblica utilità delle sole nuove e maggiori aree”. Al suo fianco, però, ci sarà una sentinella: trattasi di Raffaele Celia, attuale direttore della struttura Anas in Sicilia. Anche in questo caso, però, Musumeci ha tutti gli occhi puntati addosso: dopo aver richiesto un ruolo di prestigio, dovrà onorarlo. I bisogni della Sicilia sud-orientale, che da quella infrastruttura dipende sotto il profilo economico ma anche della sicurezza stradale, non possono più aspettare.