“Il bilancio del 2018 era tecnicamente sbagliato. Per questo il governo Musumeci, in sede di assestamento, ha predisposto una copertura da 530 milioni per tre anni. Senza tener conto, però, della richiesta della Corte dei Conti: ossia la cancellazione di 2 miliardi di residui”. Vale a dire le poste fittizie che non possono più comparire nei bilanci pubblici e che la Regione Sicilia si porta dietro da vent’anni. E’ questo l’inizio della fine secondo Antonello Cracolici, deputato del Pd ed ex assessore all’Agricoltura. Che parla apertamente di governo arrogante e pasticcione. E persino insolente: “Si è impelagato in un braccio di ferro, abbastanza scontato nell’esito, con la Corte dei Conti. La cancellazione dei residui ammonta 2 miliardi e 144 milioni. Questo non vuol dire che la Regione dovrà darli indietro (la parola “debito” è soltanto tecnica) ma che non potremo spenderli. Andranno accantonati a ogni bilancio”. Per trent’anni. Accantonarli, e non spenderli, significa intervenire con la cesoia nei vari capitoli di spesa.

Il primo assegno è di 160 milioni. A cui va aggiunta la rata annuale (53 milioni) da spalmare nel trentennio (più altre voci). Il risultato è che la cura dimagrante di questa manovra è insopportabile: – 244 milioni di euro. Musumeci e Armao, in questi dieci giorni che separano dal ritorno in aula, cercheranno di aprire una trattativa con Roma, al Ministero dell’Economia, per provare a rateizzare in trent’anni i 530 milioni di cui sopra, e non solo la restante parte prevista dalla parifica della Corte dei Conti (1,6 mld). Negli ambienti della maggioranza filtra ottimismo, ma il risultato – attuale – è che la Regione è senza un bilancio (solo venerdì ha approvato un primo schema) e nemmeno un esercizio provvisorio, che non è stato più prorogato dopo la scadenza del 31 gennaio. Insomma, non si può spendere un euro. Lo shutdown alla siciliana.

Onorevole Cracolici, Il Pd aveva proposto la proroga dell’esercizio provvisorio in attesa di buone nuove da Roma, nella speranza di poter spalmare il debito e rimpinguare i capitoli di spesa. Perché la vostra proposta è caduta nel nulla?

“Ci ritroviamo senza bilancio né esercizio provvisorio perché il governo l’ha buttata in politica. Sia quando ha deciso di fare ricorso con la Corte dei Conti, perdendolo, sia nei confronti del parlamento, non predisponendo la proroga dell’esercizio provvisorio. Così dall’1 febbraio è scattata la “gestione provvisoria”. Siamo al disastro amministrativo e le conseguenze saranno lampanti”.

Cosa potrebbe succedere?

“Le faccio un esempio su tutti, banale se vuole. Dall’1 febbraio nessun dipendente regionale può fare un’ora di straordinario. Se qualche dirigente autorizzerà uno straordinario, lo farà a suo rischio e pericolo. Il pericolo è quello di provocare un danno erariale. Ammesso che si riuscisse ad approvare il bilancio entro metà febbraio, in questi quindici giorni di vulnus si creeranno una serie di problemi, molti dei quali in capo ai dirigenti, che sono i responsabili delle unità di spesa. E io voglio vedere chi è quel matto che autorizza una spesa senza uno strumento finanziario a disposizione…”.

Nella cifra accantonata rientrano anche i 9,5 milioni di euro sottratti al fondo Tfr dei regionali.

“Per questo l’ho definito un bilancio fasullo. Esiste una legge che prevede, da parte dei dipendenti regionali, di poter richiedere un’anticipazione, fino al 70%, sul trattamento di fine rapporto. Per questioni di salute o per comperare una casa. Dimezzare questo capitolo non è corretto. Poi, come copertura per il bilancio 2019, hanno iscritto anche un fondo difficilmente esigibile, quello che prevede la possibilità di intervenire nel processo di liquidazione dell’ex Sicilcassa, ma si tratta di un’entrata potenziale, parliamo di risorse che non si troveranno mai… Ma la cosa peggiore è che per il 2020 garantiscono parte della copertura mettendo mano ai capitoli delle pensioni, che sono spese obbligatorie. Essendo obbligatorie, non possono essere utilizzate con finalità diverse. E’ come la creazione di un extra bilancio, che anche in questo caso può comportare un danno erariale”.

Ma qual è la soluzione migliore per evitare qualsiasi, ulteriore implicazione economica?

“Trentennalizzare i famosi 530 milioni di debito. Solo in questo modo si potrebbe chiudere il bilancio senza fare macelleria sociale. Ma il governo è confuso e arrogante, perché non capisce quali implicazioni avrà questo bilancio sui siciliani. Voglio vedere cosa succederà quando i precari e i lavoratori stagionali dei consorzi di bonifica non potranno essere avviati senza le necessarie coperture, o cosa avverrà coi dipendenti dell’Esa che senza meccanizzazione non potranno sistemare le strade. Oppure a quegli enti che dovranno mettere in mobilità i lavoratori. Vedremo quali saranno le risposte dell’opinione pubblica rispetto a queste politiche del “tanto peggio tanto meglio”. Bisogna riaprire un confronto con lo Stato e convincere Roma a darci una mano. Che non vuol dire darci soldi, ma poter “pagare” il debito in un periodo di tempo più lungo”.

Nel calderone dei pasticci, è finito pure un aumento dell’addizionale Irpef per chi ha un imponibile di 28mila euro…

“E’ una norma che non ho ancora approfondito. Ma in cui le aliquote sono riviste in maniera progressiva. L’obiettivo dovrebbe essere quello di ridurre l’impatto della tassazione sulle fasce deboli e compensare le minori entrate aumentando l’aliquota ai redditi più alti. Il problema, semmai, è individuare quali sono le fasce più alte… E’ un aspetto che approfondirò meglio in settimana”.

La Regione si è anche regalata un’Orchestra del Mediterraneo a costo zero. Eppure non mancano le polemiche.

“Quando il Titanic colpisce l’iceberg c’è chi continua a ballare nel salone delle feste. Penso che questa metafora si addica molto alla situazione attuale della Regione. Piuttosto che prendere in mano la situazione finanziaria e lavorare con provvedimenti di riforma strutturale del Bilancio, si continua a fare opere di depistaggio. Non credo che un’orchestra, sebbene in capo alla Federico II, possa realizzarsi gratuitamente e funzionare senza risorse. Mi sembra una corbelleria. La nuova Orchestra del Mediterraneo prevede un Cda, di un sovrintendente. Magari oggi non c’è alcuna spesa, ma tra qualche anno…”.

Un’ultima cosa. Ma la questione del disavanzo, che si protrae da anni e ha generato un bilancio “lacrime e sangue”, non riguarda anche voi? Fino al 2017 c’era Crocetta…

“E’ quello che prova a far credere il governo Musumeci, avvitandosi su se stesso. Che tutto quello che succede è colpa di chi c’era prima… Invece no, è colpa loro. Non è che il disavanzo si è prodotto a causa della mala gestione precedente, ma di una legge dello Stato che ha obbligato alla cancellazione dei residui dai Bilanci, che la Regione si trascina da vent’anni. Nel 2015 abbiamo cancellato i primi 5 miliardi, ma ne restano parecchi”.