La svolta tanto attesa è arrivata. Nel decreto sostegni presentato in conferenza stampa dal premier Draghi, compare un miliardo per rifinanziare il reddito di cittadinanza. La media della spesa per le erogazioni mensili nel 2020 è più alta del 38% di quella del 2019. Ma non è tutto: a trarre beneficio dalle ultime mosse del governo nazionale sono anche i 2.700 navigator, il cui contratto era in scadenza il 30 aprile. Scatterà la proroga fino a fine anno. “Crediamo che questi ragazzi costituiscano un grande patrimonio di capacità e di esperienza”, aveva detto la sottosegretaria al Lavoro, Rossella Accoto (M5s). I risultati, non imputabili per intero alle figure professionali in oggetto (sono tutti laureati e hanno dovuto trascorrere la maggior parte del tempo in smart working), però dicono altro: a ottobre 2020 su 1.369.779 percettori di reddito di cittadinanza tenuti a firmare il patto per il lavoro, solo 192.851 – cioè un misero 14% – avevano un impiego in corso, di cui la maggior parte a tempo determinato.

Segno che la misura del reddito di cittadinanza è rimasta totalmente inapplicata nella fase due, quella che va oltre l’assegno mensile gentilmente offerto dallo Stato. C’è una totale disconnessione rispetto al mondo del lavoro, che molti percettori del sussidio non frequentano. Più comodo, soprattutto in tempi di crisi, rimanere sul divano e farsi assistere. Spesso i navigator non sono nemmeno nelle condizioni di incrociare i dati tra domanda e offerta perché il loro capo, il direttore di Anpal Mimmo Parisi, non li ha dotati delle strutture informatiche necessarie per perfezionare la ricerca.

Eppure, secondo la sottosegretaria Accoto, “due anni di lavoro all’interno dei centri per l’impiego sono un capitale che non deve essere dilapidato e sul quale sarà necessario fare un ragionamento che vada anche oltre il confine temporale del 2021. Ricordo che lo stesso premier Mario Draghi ha parlato di una imminente riforma generale dei centri per l’impiego con l’assunzione di quasi 12000 unità di personale. In questo senso è positivo che alcune Regioni italiane abbiano già avviato percorsi per l’assunzione di questi ragazzi”. I “nostri ragazzi”, come li chiamava l’ex ministra Catalfo, guadagnano 1.700 euro al mese più rimborsi. Il governo, dopo averli creati, non poteva certo abbandonarli. Per ora.