“Renzi è come lo scorpione con la rana, deve ammazzare per forza qualcuno per sentirsi bene”. Mariastella Gelmini, esponente di spicco di Azione, ricorre alla favola di Esopo per provare a spiegare la deflagrazione del Terzo Polo. Meglio: la caccia spietata, senza esclusioni di colpi, di Matteo Renzi a Carlo Calenda. Un vero e proprio omicidio pianificato e ora vicino all’epilogo. Roba da horror crime americano.

Eppure, la scorsa estate, la strana coppia che prometteva urbi et orbi che non avrebbe litigato mai, che sarebbe andata d’accordo come due sposini in luna di miele, aveva annunciato l’unione tra Italia viva e Azione con interni mirabolanti. “Prenderemo non meno del 15%, Risulteremo decisivi”, azzardava Calenda. “Grazie alla nostra affermazione nessuno vincerà e riporteremo Draghi a palazzo Chigi”, rincarava Renzi. È finita come si sa: Il Terzo Polo al 7%, Giorgia Meloni a palazzo Chigi con una maggioranza mai vista. E Gianni e Pinotto, li chiamano così, irrilevanti. In estrema sintesi: un clamoroso fallimento. Stesso copione dopo l’elezione di Elly Schlein alla segreteria del Partito democratico. “Per il Centro si aprono vaste praterie, prenderemo i voti dei moderati in fuga dal Pd. Alle elezioni europee del 2024 saremo il primo partito”, scommetteva e prometteva Renzi. Ma è seguito un altro flop. Questa volta alle elezioni regionali di febbraio: Letizia Moratti, sostenuta dal Terzo Polo, fuori dalla partita per la presidenza della Lombardia e in Friuli i centristi al 2,75%, battuti perfino da una lista No-vax. Continua su Huffington Post